41 – Settembre ‘99

settembre , 1999

Proprio qualcosa del genere, non con l’intervento di sceicchi, ma di avveduti imprenditori locali, è avvenuto invece ad Auvers sur Oise, nell’AUBERGE RAVOUX dove visse Van Gogh dal 20 maggio al 28 luglio 1890, qui approdato alla ricerca del dottor Gachet. Oggi la vecchia locanda fa parte di un complesso tutto dedicato a Van Gogh, completo di sussidi audiovisivi, che conserva però quasi intatte due stanze al primo piano: l’una, vuota e deserta, risparmiata miracolosamente da ogni tentativo di “ricostruzione” e per questo particolarmente emozionante, è quella in cui abitò il pittore olandese, al modesto costo di tre franchi e cinquanta centesimi, per la pensione completa; l’altra, arredata con pochi mobili dell’epoca, è quella dello sconosciuto pittore Anton Hirschig, suo vicino di stanza. Al fondo di una scala scricchiolante, al piano terreno, prospera un ristorante preso d’assalto dai visitatori. Perfettamente ricostruito, oggi l’Auberge Ravoux esibisce una bella sala con boiserie, trompe 1′ oeil, colori rossastri, bancone con bordo di zinco ben lustro. Noi ci siamo goduti un pranzo composto da pressé de lapereau, con lenticchie e composta di cipolle, molto profumato; terrina di canard con pistacchi, saporitissima, all’antica; agnello delle sette ore, un ottimo stracotto gustoso ed umido, con patate aux lardons; mousse al cioccolato nel bacile, morbidissima; una delicata mousse verte al pastis e crema con frutti di bosco; un ottimo brie cremoso che non sapeva come spesso avviene di gesso; bevendo prima un kir freddo e poi a tutto pasto un fresco Lussac St. Emilion in caraffa, schietto e saporito, dal bel colore rosso violetto. Per fortuna la massa dei turisti si arrestò anche quel giorno di settembre tra i santini in vendita e il ristorante, permettendoci di provare una delle più emozionanti esperienze della nostra pur emozionantissima vita.
Il paesino di Auvers sur Oise, pacato e tranquillo nella luce della domenica mattina, si dipanava davanti a noi con le sue case di contadini raggruppate attorno alla chiesa di Notre Dame (XII-XIII sec.), tale e quale oggi come la si vede nel quadro di Van Gogh, con le due strade che si biforcano passando ai lati del tozzo campanile. Dalla chiesa parte la strada che porta al cimitero tra i campi di stoppie gialle sovrastati dai corvi neri gracchianti in uno sconvolgente cielo “impressionista”, dietro di noi solo il passo di due ragazzi. Oltre il muro, tra le tombe, alcune donne vestite di scuro sistemavano fiori o toglievano erbacce. In disparte, all’ombra di due cipressi, due lapidi, abbracciate da una compatta aiuola di edera verde, con due scritte: Vincent Van Gogh 1853-1890 e Théodor Van Gogh 1857-1891.