25 – Dicembre ‘97

dicembre , 1997

Trastevere è un continuo miracolo: nonostante l’invasione degli stranieri, il sottobosco artistico e le ristrutturazioni selvagge, continua a non perdere la sua antica atmosfera, poetica ed intensamente suggestiva. In uno dei suoi numerosi angoli pieni di fascino, apre i battenti un’osteriola simpatica ed antica: LUCIA AL MATTONATO, nel vicoletto da cui prende il nome. Immediatamente ci si aspetta il solito bidone: i gestori cordiali, l’incannucciato sulle pareti, le trecce d’aglio, le sedie impagliate, tutto quanto fa “colore”. Invece sulla tavola arrivano cibi semplici, ma appetitosi, della tradizionale cucina romana: si va da una sapida pasta ai broccoli e fagioli, al brodo d’arzilla (il venerdì) agli spaghetti cacio e pepe (peccato che l’ultima volta fossero un po’ scotti); per passare ad una dolce e gustosa trippa non infestata da quel dopo barba alla menta che si ritrova in troppe trattorie romane o ad un coniglio alla cacciatora. Come è triste consuetudine, anche qui i dolci sono semi-industriali. La carta dei vini è essenziale, ma distribuita sui più significativi territori della produzione nazionale e persino il Frascati non è il solito vinaccio giallastro e maleodorante, ma un serio vino come il Villa Simone di Costantini. Il prezzo, non elevato, è adeguato al livello della cucina e delle materie prime.