24 – Novembre ‘97

novembre , 1997

Da alcuni mesi, nei locali di quella che fu anche una discoteca, è aperto il ristorante CHIAVARI, che si trova al numero 5 della via da cui prende il nome. Le due sale, di cui la più interna molto articolata e a più livelli, prendono la luce che viene dalla strada stretta da due ampie ed altissime porte a vetri, i tavoli sono ben distribuiti e le alte volte di mattoni rimandano un’acustica non sgradevole; il servizio è svolto da uno staff prevalentemente composto di giovani che sanno essere affabili e professionali. La cucina ha ancora molta strada da fare per ovviare alle non poche ingenuità, ma si apprezza lo sforzo di presentare una lista di piatti che variano abbastanza spesso e che sono curati ed appetitosi. Noi ne apprezziamo particolarmente alcuni: il tempura di pesce e verdura, fritto come meglio non si può, fresco e fragrante; il rosti ai pleus (schiacciata fritta di patate con funghi) l’anatra brasata con polenta, cotta al punto giusto e dal sugo ben tirato; la braciola di maiale alla milanese, che per quanto inusitata è ottima; il risotto al taleggio giustamente al dente. Forse da mettere a punto certe preparazioni come la zuppa di pesce troppo esile, e il piatto col caprino caldo sulla insignificante rughetta.
I dessert della casa sono eccellenti: specialmente il tiramisù al miele e le fragole flambées con gelato di crema. La sintetica carta dei vini riesce ad avere alcune bottiglie interessanti in grado di garantire abbinamenti sempre appropriati. Anche le grappe e i cognac sono di buon livello.
Ci pare una buona idea quella di proporre ogni sera un aperitivo diverso: dal kir, correttamente eseguito, al margarita ottimamente amalgamato, al più desueto pimm’s.
Tutto quanto per un prezzo che, pur non essendo basso, resta contenuto.