9 – Aprile ‘96

aprile , 1996

Avevamo già parlato qualche anno fa in toni poco lusinghieri – del ristorante Il Quadrifoglio, di via del Boschetto 19; ma da allora tutto è cambiato: proprietà, cuoco, camerieri ed anche l’assetto complessivo del locale, e noi ci siamo tornati spesso, tanto da poter oggi riferire abbastanza documentatamente della reale consistenza di questo ristorante di cucina campano-ischitana, eseguita da uno chef indiano. Il livello complessivo è senz’altro buono con punte anche eccellenti nell’esecuzione di vecchie e nuove ricette, con qualche meno sicura escursione nelle sfere della cucina creativa e nella commistione con quella esotica. Il ristorante oltre tutto si fregia della “d.o.c.” rilasciata dal Comune a garanzia della provata correttezza igienica, commerciale e professionale della gestione. Il cuoco è impareggiabile nelle fritture, asciutte: e croccanti e noi ci siamo appassionati a zeppole, pizzelle, piccoli calzoncini, sarde “abbottonate”, piccolissimi calamari, baccalà e moscardini; oltre ai fritti anche le preparazioni al forno riservano piacevoli sorprese: il babà rustico, il “gatteau” di patate e persino il rituale “tortano” del periodo pasquale. Tra i primi piatti ci piacciono soprattutto le paste “allardate”, ma anche quelle alla “scarpariello”, mentre abbiamo qualcosa da ridire sul sugo alla “genovese” che sarebbe meglio, non contaminare con spezie estranee allo spirito di quella cucina. Tra i secondi piatti preferiamo il “rombo al forno” e il “coniglio all’ischitana” ad altri esperimenti con filetti troppo sottili e salse agrodolci di ispirazione orientale e alle “spigole con patate e zucchine” decisamente dolciastre e troppo cotte. Alcuni dolci sono deliziosi: come il pasticcio caprese e l’impareggiabile torta al limone, del babà di ottimo impasto ci dà fastidio l’eccesso di “bagna” acquosa e la scarsità inconsistente del rum di cui si perde anche il profumo.
Non male anche le pastiere, “coviglie”, granite e quant’altro la stagione o l’occasione portano in tavola.
Un cenno a parte merita la cantina, caso più unico che raro nei ristorantini di piccolo-medio calibro, che offre una scelta che oggi – dopo le esitazioni dell’inizio – è impeccabile: vini francesi e italiani conservati benissimo, serviti con impeccabile professionalità e alle giuste temperature: nell’ultima visita abbiamo apprezzato delle cantine di S. Gregorio un Greco di Tufo del ‘95 morbido e setoso ed una Falaghina dagli equilibratissimo profumi di fieno, biancospini e arachidi. Eccellente anche il lemoncello finale! Anche il rapporto prezzo-qualità e quantità è corretto.