Psicoanalisi contro n. 7 – Natura e contro-natura

novembre , 1995

È giusto che la scienza si occupi soprattutto della madre e dei problemi che la riguardano durante il periodo della gestazione; ma non bisogna dimenticare che non è lei il fine di questo studio, bensì la vita del nuovo essere che sta venendo al mondo. Innanzi tutto bisognerebbe sempre essere consapevoli della responsabilità che ci si assume quando gli si impone di entrare a far parte di una realtà così tragica come quella che lo aspetta. Che senso ha mettere al mondo figli in un contesto che appare universalmente dominato dal dolore e dalla stupidità, dalla crudeltà e dall’indifferenza, dall’egoimo e dalla violenza? Di questa decisione dobbiamo prima di tutto chiedere scusa a chi nasce. Le ragioni che spingono gli uomini a procreare sembrano originate tutte dall’egoismo: lo si fa per paura della morte, perché ci si illude che così qualcosa di noi sopravviva; oppure si chiede al figlio di rinsaldare un legame di coppia che pare essere divenuto troppo fragile. I più semplici lo fanno per dare “figli a Dio” come recitava nei tempi passati un ricamo sulle camicie da notte delle nostre arcavole. Per questo il rispetto per quella vita deve essere assoluto ed ogni sforzo deve essere fatto perché essa venga ricompensata del male che dovrà patire. La psicoanalisi ha avuto la presunzione di trovare chiavi di lettura e di interpretazione di tutti gli eventi significativi della vita dell’uomo; addirittura questa supposta superiorità rispetto alle altre scienze ha spinto uno studioso come Freud (1932) a credere che si potesse raggiungere la verità. Ancora oggi purtroppo sono molti coloro che credono che la verità sia raggiungibile, più che con l’arte, la filosofia o la religione, attraverso la scienza. Questo è un atteggiamento oscurantista, oltre che presuntuoso: la verità è irraggiungibile, anche se il dovere dell’uomo è di tendere verso di essa. Credo che il modo più corretto oggi di assolvere questo dovere da parte della psicoanalisi sia quello di usare il metodo di ricerca messo in atto dalla fisica atomica e sub-atomica. Contrariamente alla scelta di Freud, legata al vecchio metodo sperimentale, Einstein ha rivelato come l’intuizione sia importante ai fini della ricerca ed ha lavorato basandosi su di essa in un campo in cui la verifica sperimentale ed empirica sarebbe impossibile, proprio perché si occupa di realtà non définibili e quantificabili, se non sulla scorta dei risultati scaturiti a posteriori dal lavoro di verifica delle ipotesi prima solo intuite. Un altro prezioso stimolo alla ricerca è venuto anche dall’affermazione einsteiniana che l’oggetto scientifico deve essere prima di tutto fantasticato, poiché non sarà mai possibile conoscerlo nella sua completezza attraverso l’uso di strumenti che, essendo imperfetti non possono che dare verifiche parziali ed imprecise. L’intuizione e la fantasia ripugnavano alla scienza positivista perché ritenute caratteristiche proprie delle emozioni e quindi incapaci di elaborare dati universalmente validi. Invece, proprio come la fisica ha potuto progredire nella conoscenza delle realtà sub-atomiche, prescindendo da ogni verifica empirica, e lavorando su un oggetto “invisibile” ma conoscibile attraverso i risultati ottenuti dall’applicazione delle ipotesi, così la psicoanalisi applicando lo stesso metodo rigorosamente scientifico può studiare la psiche umana nelle sue componenti consce ed inconsce, basandosi, a posteriori, sui risultati evidenti delle proprie intuizioni psicologiche.

Il bambino che nasce è quindi il centro della nostra indagine psicoanalitica che seguirà il metodo scientifico fatto proprio dalla fisica. Freud ha basato tutta la sua costruzione teorica dell’inconscio sui primi giorni, mesi ed anni di vita autonoma del bambino, ed è riuscito a fare ciò pur avendo avuto poca familiarità coi bambini ( ha curato solo il piccolo Hans attraverso l’analisi del padre ). Io vorrei invece basare la mia costruzione teorica partendo proprio dall’inizio: cioè dal concepimento. So che l’embrione ed il feto di cui mi occuperò sono in parte invenzioni, frutto di mie intuizioni, ma oggi la scienza ci mette a disposizione strumenti abbastanza sofisticati che ci permettono persino di verificarle almeno in parte.

Tra le novità nel campo della scienza gestazionale e perinatale si annoverano le tecniche della procreazione assistita, della fecondazione artificiale ed “in vitro”. Tecniche che erroneamente l’opinione pubblica associa al concetto di manipolazione genetica, ma che sono in realtà tutt’altra cosa, in quanto non hanno per obiettivo quello di modificare le caratteristiche genetiche dell’individuo, ma di rendere possibile il concepimento senza l’accoppiamento ed assistere dall’esterno la donna nel compito di portare a compimento una gravidanza. Gli interventi nel processo di fecondazione hanno creato molto disorientamento perché sono in effetti manipolazioni dei gameti, dello zigote e dell’embrione, la conoscenza dei quali rimane molto scarsa . L’inconscio sociale e quello individuale infatti faticano ad assimilare l’idea che il concepimento non dipenda più esclusivamente dal gesto d’amore che dovrebbe essere all’origine dell’accoppiamento secondo “natura”.

Il concetto di natura è stato spesso usato strumentalmente ed anche frainteso, inoltre si pensa erroneamente che tutto quello che viene messo a punto all’interno di un moderno progetto scientifico debba essere per forza contro natura. Non è così: di fatto gran parte delle tecniche di fecondazione artificiale e procreazione assistita si ritrovano, con poche varianti, nel mondo naturale. Il primo e più famigliare esempio di gestazione extra-uterina lo si ritrova proprio ( o meglio lo si ritrovava fino a pochi anni fa ) nelle nostre campagne: le galline infatti covano per circa tre settimane nell’ambiente esterno un uovo fecondato che viene espulso dopo sole ventiquattro ore dal “concepimento”. In molte specie di pesci la fecondazione viene operata dal maschio su cumuli di uova depositati in acqua dalla femmina, senza che vi sia accoppiamento. Lo stesso avviene per gli anuri, una specie di rane, in cui l’accoppiamento sessuale è fine a se stesso, mentra la fecondazione da parte del maschio avviene sulle uova già deposte dalla femmina.Un’ altra specie di batraci è caratterizzata da una sorta di gestazione buccale da parte del maschio delle uova fecondate, analoga è la pratica gestazionale del pesce ago e dell’ippocampo (il cavalluccio marino).

Da millenni quindi la “natura” conosce pratiche di fecondazione che non fanno dipendere direttamente il frutto della generazione da una gestazione all’interno del corpo materno o da un concepimento attraverso l’accoppiamento sessuale. Non si può quindi parlare fondatamente di natura e contro-natura quando si prendono in esame le modernissime tecniche di fecondazione e gestazione. Non c’è neppure ragione di dare per scontato che queste tecniche debbano necessariamente creare problemi psichici o fisici particolari al feto e al neonato: un’incubatrice per esempio, può essere un ambiente più sano dal punto di vista psicofi­sico che non un grembo materno sottoposto a sollecitazioni emotive ed ambientali parti­colarmente violente, come avviene per esempio quando la gestante è psichicamente in­stabile , quando fuma, beve o si droga o anche quando è costretta a lavorare a contatto con sostanze nocive. È solo una leggenda opportunistica quella che vuole che il ventre materno sia un mare calmo assolutamente imperturbabile in grado di proteggere co­munque il feto.

Tanto per i cattolici quanto per i laici il problema non deve essere quello della scelta tranatura e contro-natura. È l’uomo che deve dominare la natura e gli animali e non prenderli a modello: Dio creò il mondo e gli animali perché fossero al servizio dell’uomo, fatto a immagine e somiglianza di Dio. La natura è un inganno ed inoltre le tecniche cosiddette contro-natura si trovano praticate da millenni da tutti gli altri esseri del creato. Il dovere dell’uomo è la preservazione della vita e il conseguimento del massimo della felicità per sé e per l’altro: caso mai ci si deve interrogare per sapere se alcune tecniche non uccidano troppi embrioni per privilegiare la vita di uno oppure se alcune modalità di intervento danneggiano la salute di qualcuno.