88 – Dicembre ‘92

dicembre , 1992

I farfalloni sono molto vecchi, quasi decrepiti e si ricordano di Maria Monti, che pure allora non era più una bambina, nell’interpretazione di un repertorio cabarettistico popolare di grande efficacia: la sua interpretazione de “La balila” la ricordiamo come un gioiello di perfezione; allora certo non c’erano problemi leghisti ed i nordismi erano accettabili ed addirittura simpatici. Nel risentirla in Maria d’amore al Teatro dei Satiri abbiamo avuto l’impressione di vederla coinvolta in un’operazione insulsa. Lei bravissima, esplosiva, acuta, metteva la sua arte al servizio di canzoni “moderne” totalmente imbecilli, le cui parole non avevano significato e la cui musica si costruiva attraverso arpeggi ascendenti e discendenti di irritante monotonia. La bravura della Monti l’abbiamo ritrovata qua e là, ma ci chiediamo perché Patrick Rossi Gastaldi, regista e coautore dello spettacolo con la stessa cantante e i musicisti Costantino Albini e Marco Persichetti non abbiano saputo offrirle qualcosa di più che canzonette acquose ed insignificanti e poche gag scipite.

Lo spettacolo Proviamo in palcoscenico commedia musical in due atti di Patrizia Lafonte, andato in scena al Teatro Tor di Nona, non funziona quasi per niente, il testo è molliccio e noioso, vorrebbe far ridere, ma non ci riesce mai; vorrebbe avere una vena patetica, ma questa è assolutamente risibile; vorrebbe essere un’esaltazione del teatro come forma artistica viva e sana, confrontata con quella televisiva, imbalsamata e consumistica, ed invece è esso stesso quanto di più televisivo e squallido si possa pensare. Un gruppo di ragazzi vuol mettere in scena uno spettacolo; si decide per un testo di Goldoni e si incomincia a provare; di qui partono le prevedibili disavventure: i soldi che non ci sono, le gelosie tra gli attori, i drammi sentimentali etc.; fino a che sopravviene la rinuncia a Goldoni in cambio della decisione di mettere in scena quel musical che da sempre è l’ ambizione di tutti. Al di là della già menzionata insulsaggine del testo di Patrizia La Fonte, la regia di Roberto Bencivenga assomma puerilmente una serie di sketch, oscillanti dal tentativo di emulare la commedia dell’ arte agli esercizi di accademia drammatica. Le musiche, che sono importanti soprattutto quando si pensa al musical, si realizzano in un succedersi di melodie assolutamente pecorecce, messe insieme da Fabio de Santis e lo stesso Roberto Bencivenga, in compenso arrangiate con paziente sapienza da Federico Badaloni. Le povere scene e i poverissimi costumi non sono giustificati da nessuna restrizione economica anche se lo vogliono far credere. Invece una gradevolisima sorpresa è la recitazione dell’intero “cast”: spigliati, ritmici e, se pur giovani, con una più che corretta dizione. Carlo Viani, Carlo il regista, è dlsonentato e aggressivo. Luisa Martelli, la Primadonna, appare ingegnosa e a tratti geniale. Eugenio Menichella lo scrittore, esprime con bravura laidezza spirituale e determinata truculenza. Maritza Carollo, Colombina nonché Jennifer Pickpunk, è capace oltre che ad essere brava attrice anche godibile cantante, nonostante le inevitabili stecche. Veramente eccezionale e piacevolissima l’interpretazione di Gianluigi Agresti, Il Carattere, sempre duttile, poliedrico e in grado di tenere comunque la scena. Abbiamo voluto recensire questo spettacolo di una giovane compagnia, con l’impegno che si può dedicare alle compagnie maggiori, perché riteniamo questa un’operazione culturale valida.
Speriamo che da parte loro ci sia la disponibilità a recepire le critiche come uno stimolo positivo.