86 – Ottobre ‘92

ottobre , 1992

Non vi consigliamo di andare al ristorante Rélais La Piscine all’Hotel Aldrovandi, in una sera di pioggia, come e invece capitato a noi: il luogo è lugubre, immerso nell’ insopportabile odore di orina proveniente dallo Zoo antistante, il palazzo spettrale ricorda un condominio di Centocelle. Nessuno vi accoglie sull’uscio, i portieri dell’ albergo vi indicano con malagrazia il ristorante che, dopo aver girovagato per cunicoli deserti troverete presentarsi ai vostri occhi, consistente in una brutta sala arredata in modo dozzinale, in cui si aggirano pseudo-camerieri dall’aria simpaticamente complice quanto inefficienti. Un disperato cantore sussurra canzonette anni settanta accompagnandosi al pianoforte e dal vostro tavolo attraverso orrendi oblò vi si mostra la piscina desolata. La speranza sarebbe di consolarsi mangiando e bevendo, ma così non è. A noi è capitato di iniziare col solito scipito prosecchino, dopo il quale subimmo l’aggressione della più sdatata nouvelle cuisine. Un salmone con crema di formaggio veramente insulso se pure passabile, un’asciuttissima trancia di tonno spadellato e un calamaro farcito da chissà cosa costituirono i piatti d’apertura, ai quali seguirono spaghetti all’ aragosta scotti che assurdamente accoppiavano il crostaceo ad un prevaricante sentore di finocchio; poi ravioli di pesce al burro di capperi e prezzemolo, la cui consistenza tendeva all’omogeneizzato eccetto che per l’inaccettabile durezza della pasta troppo spessa. Seguirono due secondi piatti poco esaltanti: un agnello pré-salé con misticanza di funghi, dalla carne rinsecchita, sommersa da un eccesso di incongrui grani di pepe e accompagnata da un misto di veramente poco nobili funghetti miserabilmente viscidi; con cui faceva il paio una quaglia ripiena di un assortimento ortofrutticolo le cui essenze tra loro stridenti provocavano il curioso e non appetitoso effetto di un bancone di profumeria. La torta al cioccolato era un’ accozzaglia dissociata di ingredienti male amalgamati sovrastati da un eccesso di brandy e la crème brulée al caffé era proprio «bruciata»! Dalla carta dei vini nella quale apparivano anche discreti crus francesi, ma povera di buone etichette nazionali, abbiamo scelto un Mueller Thurgau di Colutta, servito a giusta temperatura, dal buon profumo di ribes, forse poco adatto al pesce, ma per colpa del nostro incauto abbinamento e un Refosco della stessa Casa, scintillante e trasparente nel suo brillante color rosso rubino, con gradevole sensazione di prugna.
Tra i super-alcolici abbiamo avuto la negativa esperienza di un orribile Armagnac dal sapor d’acqua fresca al palato e bruciante di alcol in gola. Noi da tempo ci auguriamo che svaniscano le tracce della nouvelle cuisine, qui dobbiamo purtroppo registrare che ciò è avvenuto per le porzioni: malauguratamente fin troppo abbondanti. Fatte tutte le considerazioni del caso, tenuto conto della promozione favorevole e dei requisiti di categoria, dobbiamo dire che troviamo una politica dei prezzi che non è solo eccessiva, ma è addirittura smodata.