87 – Luglio ‘92

luglio , 1992

Non si dovrebbero mai fare favori agli stronzi, ma purtroppo un gruppo di più o meno giovani ebrei romani ha fatto loro un favore grandissimo.

Tanto è vero che il fior fiore degli italici opinionisti sta dibattendo il tema: è legittimo rispondere con randellate a chi offende un altro essere umano in nome della razza? Rispondere in tal modo è ovviamente inammissibile e così si accendono gli animi: da una parte coloro che non ne possono più di doversi vergognare di essere ebrei a Roma e dall’ altra quelli che non si vergognano di sputare in faccia a un ebreo.

Assente il sistema del diritto che non riesce a garantire più nulla a nessuno, la strada si apre anche alle ipotesi di terzo grado: se gli ebrei avessero risposto con randellate ai nazisti, dopo la notte dei cristalli, l’Olocausto sarebbe avvenuto? Essere ebrei oggi è una condizione mista di privilegio e di umiliazione, ma l’uno e l’altra rischiano di sottolineare differenze che forse non hanno ragione di essere.

La cultura e la civiltà ebraica appartengono al mondo occidentale e lo costituiscono, nel bene e nel male; i nazisti hanno cercato invano di negare questa realtà e prima di loro hanno cercato di farlo in molti altri: come se l’ebreo, forse per il suo rapporto particolare con Dio, fosse diventato l’unico punto di riferimento delle colpe che tutti ci portiamo appresso.

La stessa particolarità del rapporto con Dio riempie di legittimo orgoglio l’ebreo che ama distinguersi da quei gentili, che pur essendo suoi pari, sono per così dire «parenti acquisiti», ma non sempre volentieri.

Così almeno ci ha condizionato a pensare una cultura prima cristiana e, poi,fascista.

Oggi dopo quasi cinquant’ anni di stupidaggine permissivista, ci accorgiamo con stupore che i vecchi pregiudizi non se li è tolti di dosso nessuno, ma pure ci si scalda nella discussione se condannare o non condannare il gesto irresponsabile di chi è andato a sfasciare la sede (ma si capisce che avrebbe sfasciato volentieri anche le teste) dei nazi-skin romani.

Chi ha permesso che questo generalizzato clima di violenza prosperasse non ha veramente interesse per l’incolumità di un gruppo di presunti fascistelli, come non ce l’ ha per la dignità offesa degli ebrei romani, ma al contrario è ben lieto che gli errori degli uni e degli altri facciano loro perdere ogni credibilità.

Proprio come avviene per tutti gli altri conflitti che hanno il loro pretesto più appariscente nella contrapposizione violenta tra le diversità: ebrei e nazi-skin, ma non solo, anche viados, immigrati di colore e malati di AIDS, in modo che l’intolleranza diventi il pretesto per una militarizzazione diffusa.

Camionette e scorte armate presidiano ormai gli angoli di tutte le strade, forse per difendere qualcuno, certamente limitando la libertà di tutti coloro che non hanno per ufficio o per censo un privilegio che coincide con l’immunità.

Eppure continuiamo a fare loro favori.