84 – Giugno ‘92

giugno , 1992

L’ International Chamber Ensemble è una formazione orchestrale molto elastica le cui possibilità vanno dalla piccola formazione cameristica all’orchestra settecentesca per giungere fino a poter disporre di un vasto organico sinfonico.
Ne è animatore, direttore stabile e artistico il Maestro Francesco Carotenuto, il quale è anche docente di composizione al Conservatorio di S. Cecilia.
Quella attuale è l’undicesima stagione romana e nel programma non poteva mancare qualche attenzione al repertorio rossiniano. In particolare i concerti del 24 e 27 maggio hanno registrato un felice connubio di proposte musicali che vedono accomunati il pesarese Rossini e il genovese Paganini.
Noi abbiamo assistito al secondo dei due e abbiamo potuto apprezzare un’esibizione dell’orchestra e dei solisti veramente godibile. Apriva la serata l’ouverture dall’opera La scala di seta, di G. Rossini e, nonostante qualche esitazione iniziale e nei successivi attacchi dei fiati ne è scaturita un’esecuzione giustamente briosa.
Il secondo brano consisteva nella Mosè Fantasia di Paganini, introduzione e variazioni sulla quarta corda per violino e orchestra. Un’opera del 1818/19 sul tema preso dal Mosé rossiniano «Dal tuo stellato soglio».
Il tema del compositore pesarese (derivato dalla preghiera contenuta nella Betulia liberata di Mozart) è rimeditato da Paganini con grande sapienza compositiva e non solo elaborato in funzione del virtuosismo funambolico del violino che pure raggiunge qui punte vertiginose. Il giovane violinista Ettore Pellegrino ha dimostrato un ottimo piglio nell’arcata e grande passione interpretativa, malgrado tante piccole imprecisioni, alcune delle quali però sono in un brano del genere quasi inevitabili.
Seguiva a concludere il primo tempo la Sonata per la gran viola in do maggiore, del 1834 di Paganini. Una pagina di patetismo, nello spirito «neo-classico» del primo Ottocento. La viola di Simonide Braconi è stata molto espressiva ed ha dimostrato una buona cantabilità; ma ha mancato forse un po’ spesso di precisione. Il secondo tempo tutto rossiniano, dopo l’inizio soltanto orchestrale con l’ouverture da La cambiale di matrimonio eseguita con sufficiente garbo dall’orchestra dopo un attacco in cui aveva fallito in pieno il coup d’archet proseguiva con una serie di arie cantate dal soprano di Taiwan Chu Tai-Li che si è rivelata un’eccellente cantante, forse dal timbro un po’ scuro per Rosina, ma dalla voce nitida e capace di adeguati vocalizzi rossiniani. Il direttore Carotenuto ha saputo leggere tutti i brani con acume e sapienza, nonostante in qualche punto apparisse un po’ troppo scolastico.