Avremmo voluto fare gli auguri al neo-eletto Presidente della Repubblica Italiana, Oscar Luigi Scalfaro, ma oggi ci sembrerebbe sarcastico. Il Garante Supremo, il Galantuomo che il parlamento ha nominato a reggere le sorti di questo Paese ha più bisogno di scongiuri che di auguri. È rimasto negli annali della storia repubblicana il gesto di un suo predecessore che, 01treoceano, levava in segno scaramantico una mano nell’italico e folcloristico scongiuro, e bisogna dire che mai qualcuno ne ebbe altrettanto bisogno come quel simpatico avvocato napoletano.
Oggi purtroppo è un illustre ed illuminato politico novarese ad averne altrettanto e forse maggior bisogno. La sua elezione succede tristemente ad un ‘esplosione che non ha scosso nessuno nel Paese, se non un ‘opinione pubblica fin troppo avvezza a scuotersi bruscamente per riaddormentarsi più rapidamente ancora e un parlamento colto con le mani nel sacco della propria inefficienza e pronto persino ad eleggere un Presidente pur di non confessare la propria pletorica inutilità. Del resto che gli italiani si rifiutino di identificarsi con la brutalità assassina dei mafiosi fa loro onore, nella misura in cui alla mafia si dimostrino realmente capaci di opporsi. Non di soli assassini è però composto questo Paese che il Presidente Scalfaro da oggi rappresenta: ma anche di ladri.
Ovviamente nessuno si sogna di credere che davvero i nodi delle responsabilità nelle innumerevoli convergenze tangenziali del nord e del sud d’Italia verranno veramente al pettine; ma fa comunque un certo effetto percepire che la situazione è tale che basta voler dare un colpo di legalità per vedere crollare istituzioni e sistemi politici ed economici, e poco conforto arreca supporre che non esiste inchiesta al servizio della legalità che, in qualche modo, non favorisca o punisca interessi di parte, quasi sempre, ma non solamente, politici.
Il Presidente al quale avremmo voluto fare gli auguri ha bisogno invece di scongiuri più che mai: si trova infatti a rappresentare un Paese di ladri e di assassini, un Paese in cui a coloro che non sono i colpevoli o le vittime è riservato il deprimente ruolo di becchini. Non vorremmo che a lui dovessero attribuir si gli oneri delle cristiane esequie di una Repubblica alla quale si applicasse la battuta del becchino di shakespeariana memoria: «E ha da aver sepoltura cristiana chi si è suicidato con le proprie stesse mani?» (Amleto, atto 11; scena 1) Il Presidente di un Paese nelle condizioni dell’Italia di oggi ha bisogno, oltre che di coraggio, anche di faccia tosta; il coraggio gli serve di fronte a quelli che sono i suoi interlocutori istituzionali politici, magistrati e militari che lo hanno insediato nella convinzione esclusiva di averlo dalla loro parte (ma da quale delle tre, visto che la lotta è interna anche alle istituzioni?). Faccia tosta all’esterno, dal momento che non è facile costruire una credibilità internazionale contando esclusivamente sulle proprie qualità personali. Il nostro Paese ha dimostrato capacità digestive eccezionali, divorando senza scrupoli i Presidenti che hanno preceduto quello attuale, fossero essi suonatori di mando lino, picconatori, piemontesi, sardi o toscani, fumatori di pipa o amanti del barbera. Il Quirinale è un Palazzo di grande bellezza, ma non ha portato mai fortuna ai suoi inquilini: Monarchi o Presidenti. Incrociamo le dita e auguriamoci di non aver trovato l’ultima vittima dell’ipocrisia nazionale!