82 – Aprile ‘92

aprile , 1992

Andrea Baggioli è un giovane pianista, che non si limita a ricercare un successo virtuosistico, ma che vuole caratterizzarsi anche per una particolare cura nella scelta del repertorio. È specialmente attento alla musica contemporanea e sa scegliere dal patrimonio culturale del passato brani anche meno consueti di quelli che normalmente accompagnano i primi passi della carriera. Domenica 29 marzo ha presentato al teatro Ghione un programma in questo senso esemplare.
La Sonata n. 1 di Alban Berg, è un’opera giovanile in un unico movimento, la quale si caratterizza per la struttura tonale solida ed inquieta allo stesso tempo; si esprime come un ampio lavoro meditativo con qualche momento di aggressività. La concatenazione tematica è molto logica, se pure non banale. Nella sua esecuzione Baggioli ha dimostrato un bell’equilibrio tra le due mani, capacità di riflessione e un tocco di volta in volta robusto e morbido. Noi siamo sempre molto diffidenti quando ci viene presentato un J.S. Bach eseguito al pianoforte, perché gli esecutori quasi sempre indulgono impropriamente a romanticismi fuori luogo; siamo invece rimasti piacevolmente sorpresi dall’interpretazione dei contrappunti n. l, 2, 7, 8 e 9 da L’arte della fuga dei quali il pianista ha saputo rendere la splendida architettura con adeguata attenzione filologica e bel suono rotondo.
Soggetti e controsoggetti venivano esposti con precisa puntualità e le progressioni non slittavano mai in crescendo e diminuendo, ma si dipanavano sciolte e lineari. Tutta la seconda parte del concerto è stata dedicata a R. Schumann: gli Intermezzi op. 4 e le Novellette n. 7 e 8 dell’op. 21. Le variegate suggestioni emozionali dell’autore romantico, ricche di estrosità, contrappuntismi e virtuosismi, di molto effetto hanno avuto in Baggioli un interprete di grande sensibilità ed intelligenza.