Psicoanalisi contro n. 86 – Difficili equilibri

gennaio , 1992

Tutti o quasi hanno sognato di trovarsi nudi o in atteggiamenti sconvenienti in luoghi pubblici: piazze o teatri molto affollati. Spesso tali sogni hanno come colorito emotivo un forte sentimento di vergogna, di imbarazzo per la situazione, a cui si tenta di porre rimedio coprendo con le mani le parti esposte o cercando maldestramente riparo. Non credo che nei sogni i simboli abbiano significati univoci, e neppure credo che le situazioni oniriche si riferiscano per tutti alla stessa realtà, che cambia da persona a persona e varia col mutare delle circostanze; per questo è importante lavorare su ogni sogno per coglierne i contenuti peculiari. Da molti anni mi sento rivolgere la stessa domanda su di un sogno o su di un particolare dello stesso: «Che cosa vuol dire?» Talvolta mi diverte l’ingenuità con cui mi si interroga e talvolta mi irrita tanto che sono tentato di dare risposte deliranti che lasciano esterrefatti i miei interlocutori. Qualche volta qualcuno capisce e ride con me, il più delle volte ci si irrigidisce con rabbia.
E vero però che molto spesso le immagini oniriche fanno riferimento ad elementi dell’inconscio sociale ed hanno quindi una certa decifrabilità relativamente generalizzabile (anche se in ogni caso vanno considerati elementi specifici della situazione particolare riferiti all’individuo), per cui senza pretendere di dare interpretazioni dogmatiche si può tuttavia attribuire ai sogni significati validi per tutto un gruppo socio-culturale. Tornando quindi al sogno frequente di ritrovarsi nudi o in condizioni imbarazzanti di fronte ad un pubblico, non è azzardato dire che lì si trova celato un desiderio esibizionistico, sia di natura direttamente sessuale, sia anche di altro tipo. È questo un genere di sogni che sono ricorrenti anche in chi non ha un senso del pudore tradizionale, ma che pure ha un proprio senso della riservatezza sessuale o intellettuale, come succede ad esempio a me, che se per un verso manifesto grande spudoratezza, per un altro sono molto geloso di una mia intimità sessuale e psichica. Sono tante le persone che hanno un forte desiderio esibizionistico direttamente legato alla sessualità, anche quando la cosa sembrerebbe improbabile: ricordo un’anziana nobildonna piemontese che era invecchiata nel più rigoroso perbenismo e nel pieno timor di Dio, la quale ostentava la sua pudicizia di vecchia «signorina», eccessiva anche per i suoi tempi. Quando sopravvenne uno stato confusionale piuttosto vicino ad una sindrome di demenza senile, l’anziana pulzella esplose letteralmente travolta da un bisogno scatenato di esibizionismo sessuale, che esprimeva con un turpiloquio di terribile volgarità, con una spudoratezza aggressiva che la spingeva a mostrarsi nuda o seminuda per casa, dove veniva a stento trattenuta dai famigliari, oggetto di insulti terribili per il loro tentativo di indurla ad atteggiamenti meno sconvenienti o di limitarne gli effetti almeno alle mura domestiche. È facile dire che quella era la reazione ad una repressione eccessiva che ella in ossequio alle regole del proprio ambiente aveva operato su di sé per tutta la vita. L’esibizionista è anche quel tipo singolare le cui imprese appaiono a volte nelle cronache dei giornali il quale pure riflette un caso estremamente problematico di conflitto col senso del pudore, che lo spinge a terrorizzare con la propria nudità uno sguardo dal quale non avrebbe forse il coraggio di lasciarsi scrutare in una situazione non imposta da lui stesso. Appare evidente che il pudore e l’esibizionismo sono tra loro strettamente legati e si radicano nei più profondi contenuti dell’inconscio sociale. Ciò che scandalizza, turba, o diverte in un ambiente o in un’area geografica lascia indifferenti altrove e si potrebbe tracciare una mappa del pudore nel mondo, sincronica e diacronica, ma sempre i due elementi della riservatezza e dell’esibizionismo resterebbero connessi tra loro. Non è neppure vero che il cammino sia stato sempre verso la permissività ed in ogni caso non è facile affermare che sia possibile al riguardo un comportamento sufficientemente equilibrato da esimere dal turbamento, consapevole od inconsapevole. Rimane il fatto che ciascuno di noi ha bisogno di soddisfare entrambe le pulsioni, coltivando sia il piacere di nascondersi, sia quello di esibirsi; il difficile è riuscire a farlo salvaguardando in noi stessi e negli altri la dignità umana. E importante rispettare il pudore e nello stesso tempo essere tolleranti; la violenza può essere terribile sia imponendo, sia proibendo manifestazioni sessuali di qualunque tipo. Giochi intricatissimi di esibizione e di pudore strutturano i rapporti tra i sessi: per il senso comune cui fa riferimento la nostra cultura, se una donna va in giro con abiti provocanti e un trucco vistoso, si tende a giudicare con meno severità un tentativo di aggressione, mentre è vero invece che la donna in questione ha tutto il diritto di scegliere il proprio modo di apparire senza per questo dover subire attentati alla propria persona. Così una coppia che decida di scegliere l’interno di un’automobile per abbandonarsi ad intime effusioni ha il diritto di non essere disturbata, neppure dalla polizia, ove la scelta del luogo non costituisca evidente provocazione pubblica o intralcio al traffico. E importante rispettare le aree che gruppi di uomini e donne hanno scelto per praticare il nudismo integrale, come è importante non imporre la vista del nudo a chi non lo abbia scelto, cosa quasi altrettanto violenta che l’imposizione del fumo in luoghi pubblici.

2

Un aspetto del pudore riguarda il rapporto coi bambini. Ho già detto altrove quanto io trovi ridicoli gli adulti che si rivolgono ai più piccoli, con orrendi birignao, e come altrettanto disapprovi coloro che si rivolgono ai bambini con l’imperturbata prosopopea con la quale terrebbero un discorso accademico; ho pure criticato il vezzo di raccontare favolette sciocche e bugie inutili intorno alla sessualità o alla procreazione. L’educazione sessuale è in genere nient’altro che una fredda ed impropria sintesi di alcuni meccanismi fisiologici che ricostruiscono male un percorso che va dal coito al parto. Io so che l’educazione al sesso dovrebbe esser anche educazione all’amore, poiché i due elementi non possono essere considerati disgiuntamente. Il problema che si pone è quello se sia possibile e in che modo educare senza coinvolgere ed essere coinvolti in rapporti fisici che in questo momento il buon senso non può nemmeno prendere in considerazione. Forse in una società diversa dalla nostra, magari in futuro, i divieti e i tabù nei confronti del rapporto sessuale con i bambini cesseranno di avere ragion d’essere; ma oggi ci troviamo in una realtà in cui la sola ipotesi astratta ci terrorizza, e poco serve dire che tanto orrore nasconde certo un desiderio anche troppo intenso. Tanto è vero che esplodono molto spesso casi di pedofilia sempre ributtanti per la componente di sopraffazione violenta, fisica e morale, di esseri che per quanto disponibili, sono però ignari. La effettiva disponibilità infantile al rapporto sessuale con gli adulti non può in ogni caso oggi giustificarne la pratica effettiva, proprio per le conseguenze dirompenti che in ogni caso un tale evento avrebbe sui piccoli. Questo complica quindi ulteriormente ogni progetto di educazione sessuale; ma non bisogna lasciarsi scoraggiare e bisogna insistere alla ricerca di una via sana all’educazione sessuale dei più giovani.

3

Per tornare al tema iniziale, vorrei cercare di esaminare i problemi che comportano l’esibizionismo e il voyeurismo dei bambini.
Tutti abbiamo una vita fantastica più o meno ricca, e anche quelli che affermano di non fantasticare in realtà hanno la testa piena di immagini di tutti i tipi, lecite ed illecite, accettate e rifiutate dalla coscienza. I bambini hanno dal canto loro una fantasia fervidissima che è attiva già nell’embrione e nel feto. Sarebbe interessante poter indagare sui contenuti fantastici del periodo pre-natale; ma pur limitandosi all’osservazione infantile non si può fare a meno di convincersi che siamo in presenza di fantasie molto articolate e ricche, più strutturate di quanto si immaginerebbe. Il bambino molto piccolo non riesce a comunicarle verbalmente, però riesce ad esprimerle attraverso una gestualità che non sfugge ad un’osservazione approfondita. La sessualità infantile è intensa e variegata: Freud diceva che il bambino è un perverso polimorfo, che desidera tutto quello che l’immaginario del gruppo sociale gli ha trasmesso come desiderabile. Per cui è anche esibizionista e non c’è purezza nell’ostentazione senza vergogna del proprio corpo. Solo l’ipocrisia degli adulti che gli impone un cliché di purezza, lo priva della malizia che invece c’è. Fin da subito il neonato manifesta desideri di contatto sessuale, ma fin da subito c’è anche la differenziazione tra chi ostenta e chi nasconde i segni di una sessualità ben presente comunque. Il gioco con cui spesso si maschera questo desiderio sessuale accomuna maschi e femmine e non li risparmia neppure dall’oscenità, se pure d’imitazione, assorbita cioè dal mondo adulto. Io non credo si debba troppo indulgere nel compiacere certi giochi imitativi che sono la parodia di volgarità che l’inconscio sociale ha già loro trasmesso.
Del resto la frustrazione è in qualche misura giusta, quando serve ad insegnare la discriminazione tra ciò che è la propria libertà e il rispetto dell’altro. Come comportarsi dunque coi bambini? Molti padri e madri hanno scelto la strada della massima libertà di condotta: si mostrano nudi ai figli e fanno insieme il bagno o giocano senza inibizioni apparenti, accettando contatti fisici anche molto intimi. Altri scelgono invece la strada del totale riserbo. In ogni caso io penso si debba tenere conto delle esigenze di tutti, anche di chi, adulto o bambino, pretende il rispetto della propria riservatezza. Certo io penso sia più sano un aperto modo di venire incontro alle richieste infantili, all’interno del rispetto di quella dignità che appartiene agli uni e agli altri, senza chiusure, ma senza imporre o subire prevaricazioni di sorta. Un segnale allarmante di quanta potenziale violenza ci sia nel rapporto sessuale tra genitori e figli è quello che viene da una frase ricorrente delle madri che davanti ad un eccessivo pudore dei figli ribattono seccamente: «Ma io sono tua madre, ti ho fatto io, perciò ho tutti i diritti di guardarti!» E questa un’ affermazione di possesso che nessun essere umano può vantare su di un suo simile. Il ridicolo è che questa stessa frase si sente dire da donne che a suo tempo sono andate sulle piazze ad affermare i loro diritti al grido di: «Io sono mia!» Affermazione giustissima, ma che deve valere oggi anche per i loro figli.

4

Si pone quindi il problema del rispetto del pudore infantile. Ci sono situazioni in cui il bambino sente il bisogno particolare di nascondersi: esige il rispetto della sua sfera privata, anche fisica, e bisogna assolutamente concederglielo, perché il contrario sarebbe una violenza che metterebbe in pericolo il suo equilibrio psichico. Salvo preoccuparsi quando si abbia il dubbio che, questa ritrosia sia eccessiva e sia a sua volta già un sintomo di un disagio. Dobbiamo a questo proposito in parte accettare di fare riferimento al costume del gruppo sociale in cui il bambino sta crescendo, anche se ogni tentativo di intervento deve essere molto ponderato e in ogni caso estremamente delicato e rispettoso. Bisogna prima di tutto cercare di capire quali sono le possibili motivazioni di un pudore eccessivo. Può essere il rifiuto di darsi, conseguente ad un periodo di permanenza in ospedale, dove la manipolazione e la passività sono state eccessivamente pesanti o, una risposta a qualche situazione analoga. Possono instaurarsi delle sindromi di autismo anche grave in bambini oppressi da famiglie eccessivamente invadenti e irrispettose della intimità sessuale dei figli più piccoli, che si sottraggono sottraendosi al mondo e a se stessi, costretti poi a ferirsi a sangue per riuscire ancora a percepire brandelli di sé.
Come si capirà sono equilibri difficili da raggiungere quelli di un corretto rapporto con la sessualità infantile, l’errore è inevitabile e frequente, anche perché gli adulti hanno le loro ansie, i loro desideri e le loro aggressività anche nei confronti dei bambini. Se i bambini colgono queste debolezze sanno diventare tirannici, violenti e stupratori veri e propri a loro volta. Si apre a questo punto un discorso molto importante che non affronterò qui, riservandolo per un altro momento e riguarda il riconoscimento dei diritti e doveri dell’infanzia anche da un punto di vista giuridico: sono disgustato da esperienze ripetute di padri e madri che lottano tra loro col corredo di avvocati e tribunali per strapparsi l’un l’altro di mano i figli, trasformati in vittime di un gioco perverso e tragico. Aver strappato il figlio al padre o alla madre diventa il motivo d’orgoglio, una vittoria ottenuta; ma quasi mai qualcuno si preoccupa di sapere con chi il bambino vorrebbe realmente stare. Certo, con quel genitore di cui più subisce i condizionamenti; ma chi di noi non sceglie in base ai condizionamenti che gli vengono da qualche parte o da qualcuno? E importante invece imparare a rispettare i desideri dei bambini anche piccolissimi, dopo essersi sforzati di capirli.
Se ci possono essere ragioni valide che richiedono la distruzione di una famiglia, non ci sono comunque mai ragioni valide per usare i figli come merce di scambio, terra di conquista. Deve continuare ad essere l’amore il solo movente della decisione sull’affidamento del bambino, e non l’odio per il coniuge respinto. Mi auguro che presto ovunque leggi più oculate concederanno ai minori i diritti che loro appartengono, compreso il diritto di scelta.