79 & 80 – Gennaio & Febbraio ‘92

gennaio , 1992

Talvolta anche lo strumento su cui si suona può contribuire alla non brillante riuscita di un concerto. Il pianoforte messo a disposizione di Filippo Gamba per la serata del 9 gennaio al Teatro Olimpico, nell’ambito della stagione dell’Accademia Filarmonica Romana, non ha reso certo al giovane pianista un buon servizio. Il suono usciva freddo, metallico e sgradevole, accentuando in tal modo una caratteristica peculiare dell’esecutore: quella di un’eccessiva durezza. Tutti i brani in programma erano affrontati e resi con buona correttezza dinamica, ma, quando le frasi avrebbero avuto bisogno di abbandono e morbidezza, invece si irrigidivano in un fraseggio alquanto meccanico. Ciò è stato soprattutto evidente nella Sonata in la minore, op. post. 164 D 537 di F. Schubert, composta nel marzo 1817, le cui splendide melodie, teneressime e morbide venivano un po’ maltrattate, anche se l’esecuzione risultava grandemente precisa. Meno pulite forse, ma decisamente più espressive sono riuscite le note delle successive Fantasie di J. Brahms op.l16, composte tra il 1891 e il 1892. Humoreske op. 20 di R. Schumann, che concludeva il programma, è un brano in un unico tempo, articolato però in numerose sezioni, molto varie, diremmo quasi variopinte. Gamba l’ha eseguito correttamente accentuando molto bene le variazioni di tempo, ma come abbiamo già fatto notare, è risultato anche qui un po’ rigido nelle parti cantabili. Inoltre vorremmo consigliare al pianista di stare più attento al pedale di destra, al rilascio del quale talvolta sfuggiva quasi una leggera, ma incontrollata vibrazione.