75 – Settembre ‘91

settembre , 1991

L’ Associazione dei Concerti del Tempietto, è sulla piazza ormai da molto tempo, prima nella sede di S. Nicola in Carcere, ora anche all’aperto sotto il Teatro di Marcello. Le cose che questa organizzazione propone sono interessanti per un verso, soprattutto se si pensa alla quantità di iniziative, ma per l’altro verso, tutto ha un sapore vagamente dilettantesco e stentato: gli addetti al servizio di sala non sono proprio cortesi, gli ambienti sono. scomodi o trascurati, nella quantità abbonda la paccottiglia e scarseggia il buon gusto. La rassegna che si intitola prolissamente: «Un Tocco di classica», «Musica viva ogni sera» e anche chissà perché «Festival musicale delle Nazioni», propone concerti dal primo luglio di quest’anno e dovrebbe proseguire per tutto settembre. Noi abbiamo scelto, a caso, una serata tra le molte. In una calda notte, per l’esattezza, di
mercoledì 4 settembre, ci siamo così trovati in uno spazio bello e un po’ angoscioso allo stesso tempo: una lunga pedana era addossata alle vetuste pareti del Teatro di Marcello, davanti alla quale, nella polvere erano sistemate su due lati alcune sedie di plastica grigiastra. La poetica visione dei ruderi sembrava suggestiva, ma allo stesso tempo un sensazione di abbandono ci prendeva in tanto contrasto.
Una signorinetta al microfono descriveva ai presenti, per lo più turisti stranieri, la storia dei monumenti con l’indulgenza distratta di una professoressa di lettere alle medie inferiori. Dopo di che si avvicendavano sul palco ragazzette timide o forse tristi a suonare così così, con l’aria da collegiali in famiglia, alla fine delle suonate a volte sì e a volte no scoppiettavano scarni applausi. Consapevole della situazione la signorinetta ci confortava col racconto di trascorse serate, ricche, di folla, di entusiasmo, di musica. Tutto questo quasi di nascosto in un luogo al centro di Roma, ma lontano dal mondo come l’oasi di un deserto. Che dire delle interpreti della serata?
Alessandra Celletti ha eseguito orrendamente la Fantasia in do minore K. 475 di W.A. Mozart: le sue mani erano pesanti e rigide ed il suono risultava totalmente inespressivo, più correttamente ha affrontato anche un Andante di Galuppi e una Mazurca di E. Bossi.
Due altre fanciulle: Anna Rita Sanapo al flauto e Stefania Canneti al pianoforte si sono cimentate con due brani di autori a noi sconosciuti: P. Taffanel e C. Chaminade, del primo abbiamo ascoltato un Andante Pastorale Hongroise op. 26, di onesta fattura, non difficile, molto scolastico, vera acqua fresca che però non ha evitato alle due di fare qualche pasticcetto. Il diminutivo del titolo Concertino op. 107 ben si addice al secondo brano, ed anche alle due simpatiche esecutrici. Per la defezione di un previsto duo pianistico all’ultimo momento la volenterosa Celletti ha ripetuto il programma che già aveva eseguito la sera precendente: Debussy, Satie e Ravel; col repertorio impressionistico la pianista ha saputo mostrare maggior grinta e rivelare una tecnica adeguata.
Purtroppo il pianoforte aveva un’accordatura molto incerta.