75 – Settembre ‘91

settembre , 1991

La mostra antologica di Luigi Faccioli organizzata a Palazzo Braschi dall’archivio Faccioli, l’A.C. «Il Cinabro» e dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Roma, comprende settanta opere che coprono un periodo che va dal 1955 agli ultimi giorni dell’artista scomparso quest’anno.
La pittura di Faccioli ha la caratteristica di un discorso ampio, e complesso. Il linguaggio agli inizi è solidamente posseduto, articolato ed euritmico; poi, nel desiderio di andare oltre il pittore si smarrisce: gli stilemi si rattrappiscono e le frasi diventano balbettii appena accennati affogati in un astrattismo di necessità. L’articolazione di un linguaggio di nuovo comunicante ritorna, dopo la crisi informale e questa volta tutta la storia della pittura novecentesca viene ricordata. Lo sguardo si fa attento: scruta il mondo con passione. Colori e forme fanno quasi a gomitate sui quadri, per trovare il loro spazio espressivo. Purtroppo all’improvviso, il racconto di una così ricca avventura artistica viene interrotto, proprio quando quasi certamente stava per dire qualcosa di molto importante. Qualcosa che di sicuro ci avrebbe aiutato a capire le ragioni di un così violento ritorno della forma, della narrazione e anche della descrizione accurata dei dettagli. Esemplare ci pare a questo proposito il modo in cui viene affrontata la tematica della coppia in due periodi tra loro molto lontani: Gli amanti del 1959 e il Bacio, dello stesso anno, con le figure dell’uomo e della donna abbozzate, fuse ed immerse quasi in un monocromatismo appena spezzato in masse più chiare o più scure in un silenzio essenziale e compatto; due quadri che sono quasi l’antitesi poetica, ma anche estetica della tela del 1990 Fidanzati con cucciolo, in cui ogni pennellata ha una storia a sé, dove le ombre e le luci sui due volti disegnano carattere e pensieri, ed ogni particolare è occasione di pittura sonoramente cromatica, gli abiti e lo sfondo non sono secondari al resto ed il cagnolino in grembo alla donna ha anche lui qualcosa da esprimere, col segno che gli dà espressione, col colore che lo mette in rapporto con gli altri personaggi, sulla stessa scena, in quel preciso momento, per una comune ragione. Quasi quarant’anni di lavoro non sono bastati ad evitare che il discorso di Faccioli venisse stroncato all’improvviso, ma neppure a spegnere in lui l’entusiasmo per un mestiere da svolgere con tutta la passione di cui è capace l’uomo, quando è un artista.