75 – Settembre ‘91

settembre , 1991

La piccola Irpinia, Via Cavallini 25.
Piccoli borghesi con crisi di suicidio sono avvolti da cornici squinternate e ventilatori di ottone, in una atmosfera da «domani sarà ancora così».
Si può bere Coda di Volpe 1990, cantine De Palma, un vinaccio miserando anche se tollerabile. Antipasti alla credenza, comprendono insalata di mare, vongole veraci, gamberetti, fasolari, verdure al gratin, funghi trifolati: è la greppia, è il truogolo.
Tutte le paste sono orrende e di cartone: fettucine ai funghi porcini, in una ciotola di latte gonfiavano viscidi orribili funghi su nastrini di gomma. Orecchiette al gorgonzola, i meno peggio, che nella demenziale ovvietà, ostentavano la fragranza di un gorgonzola di pessima qualità mal stemperato. Spaghetti alle vongole: in un groviglio informe e verdeggiante e dal forte sentore di aglio bruciato dubbi grumi di mitili si vergognavano.
Il prezzo è l’ultima sconcezza.

In via Antonino di San Giuliano, al Ministero degli Esteri, tra ponte Milvio e la Farnesina, si consuma il rito estivo di Cineporto ‘91. Sotto le stelle, in uno spiazzo all’aperto tra i pochi alberi sopravvissuti i giovani superstiti delle migrazioni vacanziere ed i vecchi abitudinari della defunta Estate Romana, si danno convegno per vedere nelle peggiori condizioni possibili i più banali prodotti dell industria cinematografica passata e recente. In una cornice che rende la stupidità un obbligo sociale, oltre ai due film ammanniti ogni sera, orchestrine ambigue e sgraziate spernacchiano blues e musica salsa ad un prezzo astronomicamente esoso:
si pagano ottomila lire solo per il diritto di ingresso ad un baraccone in cui poi ogni cosa deve essere comprata a caro prezzo, si tratti dell’ultimo ritrovato macrobiotico-integrale, o dei soliti consumisticissimi gadget pseudo artigianali. L’abisso del ribrezzo e dell’estorsione lo raggiunge il settore della ristorazione veloce: attraverso un bancone vengono passati in contenitori di plastica sbobbe informi di volta in volta denominate insalata di pollo, crespelle con funghi porcini, chili con carne, pasta fredda con salmone e rughetta, panino alla caprese; per fortuna le porzioni sono minuscole. Noi abbiamo dovuto assaggiare un boccone di tutto per non sembrare affrettati nel giudicare, ma se avessimo seguito il primo impulso ce ne saremmo andati via alla sola visione di tanta indecenza. Seguendo una naturale propensione ai super alcolici, abbiamo pensato di consolarci assaggiando tutti i cocktail disponibili. Nostro malgrado, poiché ci dispiace dire bene di qualunque cosa che nasca in ambienti simili, dobbiamo dichiarare che colui che ha in mano il bar è riuscito a pianificare in modo che vengano servite bevande miscelate almeno dignitose, anche se ognuno di quei bicchieri di plasticaccia viene a costare più di quanto non costi la stessa bevanda servita in cristalli ai grandi alberghi del mondo. Ci dispiace essere decisamente impopolari con certi nostri giudizi, ma noi pensiamo che nessun progetto di evasione estiva possa giustificare una combinazione tanto massiccia di incultura e brutalità: i più o meno squattrinati giovani della ex sinistra, convertiti oggi all’ecologia debbono essere rispettati maggiormente anche se dimostrano così scarso senso critico.