75 – Luglio ‘91

luglio , 1991

Se pure non è del tutto vero che nulla avvenga di nuovo sotto il sole, non è tuttavia il caso di illudersi più di tanto: il processo che sta scuotendo il mondo non è che un moto di assestamento che succede ad una scossa di terremoto la quale fece scambiare un ‘illusione per una rivoluzione, un imbroglio per una speranza, un regime per la libertà. Molti di noi oggi si risvegliano e desolati si guardano intorno alla ricerca dei padri; ma intorno non trovano che brandelli di carta, parole ed immagini da buttare via. Essere orfani è una triste esperienza, ma spesso è meglio che subire la tutela di padri e madri disonesti. Non affrettiamoci dunque troppo ad aggregarci a nuove grandi famiglie rassicuranti: la continuità dei regimi si perpetua anche attraverso la subitaneità dei ribaltamenti. Non è sicuro che il capitalismo sia la sola strada percorribile in economia, proprio come è certo che non esiste oggi una democrazia che operi per il bene di tutti su questa terra. Se si vedono le vecchie targhe della toponomastica comunista per le vie di Budapest lasciare il posto a nomi non compromessi, non ci si scordi ugualmente che a New York qualche tratto di strada è dedicato a Malcolm X. Del resto, in casa nostra, abbiamo cambiato nome a tante strade, senza che la situazione ne abbia riportato il minimo vantaggio. Il regime nostrano si perpetua da più di quarant’anni, scovando sempre nuovi modi per rimbecillire le coscienze: magari falsando i confronti con realtà drammatiche che il pressapochismo delle tavole rotonde non basta davvero a spiegare. Il pericolo totalitario è oggi anche per noi in agguato più che mai, ma non viene più dalla mistificazione delle ideologie: viene dalla povertà di pensiero. . Giornali e libri hanno raggiunto un livello di omologazione che neppure Pier Paolo Pasolini avrebbe potuto sospettare: non c’è dibattito perché non ci sono idee. L’analfabetismo ci riduce come bambini che sanno guardare solo le figure, ma quelle che ci fanno vedere sono solo immagini volgari e stupide. Per questo ridiamo delle istituzioni rappresentate dai buffoni della politica e assistiamo alle tragedie del mondo con la stessa passiva partecipazione con cui vediamo i brutti filmacci che la televisione ci porta in casa alternandoli ai telegiornali. Orfani ed ignoranti siamo tutti diventati marionette disponibili Cl qualunque ruolo il primo burattinaio vorrà farci interpretare, senza neppure accorgerci dei fili. Forse la sola possibilità è di partire dall’accettazione che la morte dei padri è inevitabile e che la memoria non significa sempre rimpianto:

la delusione può essere una buona medicina, purché non ci si affretti verso la più vicina nuova illusione. La speranza è una virtù che costa fatica raggiungere ed è irraggiungibile senza la consapevolezza.