72 – Aprile ‘91

aprile , 1991

Anabolizzanti, vitamine, proteine, ma anche eroina, ecstasy, crack e cocaina oppure fumo e alcool, tutto va bene per non rimanere rinchiusi nella propria realtà. Infatti quella che tutti scambiano per ansia di autodistruzione, tale non è: in ciascuna vittima e in ciascun superstite c e il desiderio di andare oltre i limiti, per spirito di trasgressione anche, ma soprattutto per spirito di insoddisfazione ed emulazione, per raggiungere quel modello che non ha identità precisa ma che è strettamente collegato alla cultura dell’apparenza. Il disastro è inevitabile poiché quella dell’apparire non ha rapporto che labilissimo con la realtà dell’essere, o più precisamente «apparire» significa sempre di più «non essere». L’immagine è quella luccicante della fotografia, perfetta nei particolari, ideale nella suggestione, essenziale per una promozione consumistica. Oggi la fotografia ha potenziato le sue capacità illusionistiche:  l’immagine del video clip danza a tempo di musica, accarezza gli oggetti simbolo di una condizione privilegiata, viola le anguste leggi dello spazio e del tempo, rimane eterno simbolo di perfezione. Senza difese culturali da parte di quella società moralistica che dello scandalo fa cinica professione, ma che solo immagini tiene come punti di riferimento, i migliori come i peggiori si affannano per realizzare, incarnare, un modello ideale. Perché bello, perché ricco, perché conturbante sessualmente, perché potente economicamente, perché negazione trasgressiva di ogni modello. La psicoanalisi è forse in grado di fornire spiegazioni non generali e per questo non generiche, ma la consapevolezza psicoanalitica è sempre più elusa per l’austerità intellettuale che impone; allora ci appaghiamo di sentenze gratificanti, che ci mettono dall’altra parte. L’aspirante campione di pesistica sedotto a morte dal modello appeso con quattro puntine alla testiera di un lettino troppo stretto, che anche fisicamente obbliga all’autosoddisfazione; la bellina terrorizzata della propria vulnerabilità, stuprata mille volte in un corpo che non sa cosa voglia dire amore e piacere; ma anche campioni e dive dello star system sfasati rispetto al book-office si rivolgono ad una medicina onnipotente, che definitivamente li renderà liberi, straripanti fuori della propria pelle e vincenti. Non desiderio di autodistruzione, né velleità di performance, ma sogno di onnipotenza di piccole menti che la saggezza sconfitta dei benpensanti stigmatizza con soddisfatto compiacimento. Sana e santa mediocrità che altro non rischia che i pochi centesimi investiti in un guardaroba, automobile od orologio firmati. Né migliore né peggiore dunque la scelta di chiedere ad una sostanza, per qualche ragione magica, di dare realtà al sogno, dell’altra scelta di restare passivi consumatori di notizie letali, segretamente contenti di non aver rischiato, irrimediabilmente costretti ad una necrofilia quotidiana, servita a colazione col giornale fresco. Vivi, sopravvissuti e morti non abbiamo altro destino che di essere digeriti da Cronos, tempo senza memoria, e dalla sua figliastra, la Cronaca dai fetidi artigli.