68 – Dicembre ‘90

dicembre , 1990

I divertimenti della vita privata è un film con regia, soggetto e in parte anche sceneggiatura di Cristina Comencini. La quale è riuscita a costruire un prodotto unitario, onesto e di buona fattura artigianale. Non si può certo gridare al capolavoro: il tutto infatti è un po’ troppo patinato e zuccherino. L’intreccio è sempliciotto. Le velleità culturali mostrano la corda di una cultura non eccelsa. I richiami storici sono ovvi i e buttati alla carlona. Però le scene si susseguono con un buon ritmo. Vi è abbastanza suspence. Tutto il soggetto è pervaso da un sottile umorismo. I personaggi sono disegnati con tratto sicuro e abbastanza efficace. Gli spunti socio-politici non sono presi sul serio e sono persino ironizzate le esecuzioni capitali per mezzo della ghigliottina. Dal che si capisce che la vicenda si svolge ai tempi della rivoluzione francese.
Un vecchio aristocratico libertino (cui dà corpo e voce Vittorio Gassmann) durante la prigionia nelle carceri giacobine scommette con un compagno di pena che riuscirà nonostante i suoi ottant’anni, appena uscirà dal carcere, a sedurre in modo inedito una donna: conquistandone cioè lo spirito. Di qui parte la vicenda che vede una giovane signora della nuova aristocrazia rivoluzionaria chiedere ad una prostituta che le rassomiglia moltissimo di prendere per una settimana le sue spoglie. A scambio di ruoli avvenuto succedono come è prevedibile molte peripezie che rendono piuttosto problematica la riacquisizione delle rispettive identità. La cosa si complica particolarmente per il successo che la pseudo-dama riscuote sia in famiglia, col marito e i figli, sia presso l’amante, aristocratico di belle forme e costretto alla clandestinità. Le cose si risolveranno nel migliore dei modi, con la soddisfazione anche del vecchio libertino.
Delphine Forrest che interpreta il doppio personaggio della dama e della puttana è arguta, spigliata e credibile. Si muove con grazia e, pur nella ovvia somiglianza, riesce un po’ a differenziare i due personaggi. Il marito (Giancarlo Giannini) è molto efficace, giustamente trombone, disorientato ed anche un po’ tenero, nella sua querula illusione rivoluzionaria. Adeguatamente sexy il giovane amante (Cristophe Malavoy): protervo, sentimentale e «stranito» allo stesso tempo. Bravo come sempre, pur nella piccola parte, Vittorio Gassmann, e tutt’intorno una ridda di personaggi facili quanto gustosi.
Le musiche di Fiorenzo Carpi sono molto piacevoli ed accattivanti; si reggono pressoché completamente su di un tema popolaresco costruito su di una progressione discendente e accompagnano con efficacia quasi tutte le scene.
In questa palude, in cui ogni giorno sprofondiamo, di film noiosi e magniloquenti ci pare positivo l’intento di divertire con una produzione piacevolmente frizzante dall’inizio alla fine.