65 – Settembre ‘90

settembre , 1990

Noi vorremmo proprio sapere come è venuta in mente ai responsabili dell’Associazione Culturale l’Arte e lo Spettacolo la perversa idea di organizzare i Sei concerti della serie Musica a Piazza Colonna alle sette del pomeriggio nei giorni a cavallo tra la fine d’agosto e l’inizio di settembre.

Abbiamo assistito ad un’esecuzione di Bastiano e Bastiana di W.A. Mozart nel frastuono inverecondo del più frastornante caos cittadino; di cui può dare un’idea un episodio esilarante: accadde infatti che ad un certo punto un arpeggio di re maggiore coincidesse perfettamente con il passaggio di un’ambulanza la cui sirena parve ripetere all’impazzata uno strombazzante la-re la-re… e questo per riferire solo una tra le tante ridicole situazioni fatte di strombazzamenti e spernacchiamenti che hanno tentato di sommergere le sublimi melodie mozartiane.

Tanto che vogliamo usare queste righe per condannare apertamente un’operazione pseudo-culturale incomprensibile e demente. Roma è piena di piazzette silenziose e di chiostri appartati in cui sarebbe piacevole ascoltare la musica, perché quindi avvilire artisti e spettatori nel baccano di un infernale centro cittadino? Una trovata poi addirittura ‘geniale’ è stata quella di far ricorso ad un potente impianto di amplificazione, col risultato di sconquassare completamente ogni possibile equilibrio musicale, per cui i solisti tuonavano dagli altoparlanti come voci infuriate dell’Olimpo, sovrastando indecorosamente l’esile orchestra Helios diretta da Stefano Valmaggi, la quale sembrava esalare estremi, flebili, nonché stonatissimi vagiti. Inoltre le poche di per sé già insignificanti battute recitate del testo (si tratta, ricordiamolo, di un Singspiel) erano dette da tre personaggi inqualificabili, le cui voci erano per di più prive di qualunque coerente collegamento con quelle dei cantanti. Ci pare che l’occasione sia troppo squallida per prenderla a pretesto di un commento di una pagina di musica che rappresenta uno tra i vertici massimi toccati dall’occidente.

Quelle di quest’operina sono musiche così belle, rimaste intatte e perfette dopo due secoli, che noi vecchiacci barbogi possiamo solo inchinarci di fronte a tanta perfezione.

E neppure vogliamo parlare di Rousseau, di Mesmer o di chiunque altro.

Sebbene non riusciamo a non ridere amaramente di tanta insipienza vogliamo però rendere merito alla bravura e al coraggio del soprano Leila Bersiani, attenta e corretta in ogni momento; del sopranista Gianni Pala Contini, che, nonostante qualche incertezza, si è dimostrato molto espressivo; e del basso Carlo Guelfi, dalla voce piena, rotonda e vibrante.

Abbiamo detto l’effetto che ci ha fatto l’orchestra, ma nel marasma non ci sentiamo di esprimere drastici giudizi.

Ci auguriamo soltanto che non venga mai più in mente a nessuno di massacrare la musica alle sette della sera nell’arena di Piazza Colonna.