60 – Febbraio ‘90

febbraio , 1990

Il volume di John Cutting, Psicologia della schizofrenia (Bollati Boringhieri, 1989, pagg.562, Lit. 80.000) è un trattato indubbiamente utile per chi voglia avere una visione sufficientemente completa delle ricerche in materia a partire da Kraepelin, Bleuler, Freud etc. Nonostante che l’aspetto neurologico organicista spadroneggi e le teorie psicodinamiche siano spiegate malissimo (probabilmente l’autore non le ha capite) sono riportati moltissimi dati, anche con una quasi tollerabile obiettività. La conclusione che però il lettore trae è che allo stato attuale delle ricerche la concordanza tra gli studiosi sia molto di là a venire e che i disagi psichici primari, schizofrenia e psicosi affettiva maniaco-depressiva (come gli altri) non siano entità nosografiche separabili; ogni ricercatore o gruppo di ricercatori dice tutto e il contrario di tutto. Le teorie sulla dementia praecox o schizofrenia sembrano essere nel marasma più assoluto: non vi è alcuna concordanza sulle cause a proposito delle quali v’è anzi, tra gli autori, solo contraddizione. In via puramente empirica si dice che i neurolettici siano efficaci e altrettanto empiricamente si mormora che il trattamento psicologico ottenga i migliori risultati. In realtà questo libro dimostra in modo lampante come nessuno sappia nulla di nulla. Anche noi dopo tanti anni che ci troviamo ad affrontare la psicosi (anche quella che, forse, come entità autonoma non esiste, detta schizofrenia) riconosciamo di avere le idee molto confuse. Attraverso la psicoanalisi, siamo riusciti, forse, ad individuare alcune cause del disagio grave e siamo in grado, con la nostra minuziosa tecnica d’indagine e la terapia, di ottenere in questo campo, insieme con i nostri collaboratori, risultati che non esitiamo a definire, senza falsi pudori, straordinari. Forse perché una volta tanto ci siamo spogliati della nostra tracotanza e ci muoviamo con il massimo di onestà ed umiltà possibili. Con molta delusione nostra, Cutting pregiudica però grandemente ogni possibilità di stima quando dichiara presuntuosamente: «Nel corso di questo tentativo io mi convinsi che si sarebbe potuta comprendere la natura della schizofrenia una volta che si fosse conosciuto il funzionamento del cervello, e in particolare se si fossero chiarite le differenti responsabilità dei due emisferi. Negli anni successivi mi sono ancor più convinto della correttezza di questa spiegazione». A questo proposito l’autore porta una serie di argomentazioni risibili sul piano scientifico e non solo. Chi avesse la voglia di leggere tutto questo ponderoso tomo avrà modo di trovarvi senza dubbio riportate una quantità di teorie molto più convincenti, anche se tutte discutibilissime.