60 – Febbraio ‘90

febbraio , 1990

È proprio triste dover constatare che a Roma per mangiare in un modo appena civile si debba pagare così caro; ma poi la tristezza aumenta quando si considera che ancor più spesso accade di pagare altrettanto caro mangiando peggio. Il Ristorante Pizzeria Cesare di via Crescenzio 13, quasi all’angolo con piazza Cavour, è un locale per nulla lussuoso ed anzi è un po’ frastornante e super-affollato come una mensa aziendale, dove accade al termine di un pasto accettabile, servito frettolosissimamente e innaffiato con vini di nessun pregio, di vedersi presentare un conto davvero esorbitante.
Dopo un mediocre antipasto di mare ed un ottimo sauté di vongole, saporito ed equilibrato, abbiamo considerato con rassegnato sdegno sull’ordinaria scipitezza del ragù delle fettuccine; ma abbiamo invece apprezzato l’immensa porzione di risotto ai tartufi neri, conditi con principesca generosità. Mentre la trippa alla romana ci è parsa soltanto passabile, il fritto di calamari, gamberi e triglie, sebbene un po’ rinsecchito, è stato però molto gustoso. Il crème caramel ci è parso ben fatto, mentre la zuppa inglese (come si suoi dire) e risultata insopportabile e assolutamente senza gusto alcuno. I vini di poco conto sono stati un bianco di Marino della casa, orrendo, un passabile Pinot grigio e un andante rosso toscano sfuso. Tutto sommato l’esperienza è stata di quelle che si preferirebbe scordare al più presto.