58 – Dicembre ‘89

dicembre , 1989

Adamo ed Eva

Un’omelia dell’arcivescovo di Bologna ha offeso le donne, definite come squallide Eve moderne che hanno in eguale abominio tanto la condizione verginale quanto la missione materna. All’ingenuità della rabbiosa reazione del fior fiore dell’intellettualismo femminista, che pare non sia in grado di guardarsi attorno, fa riscontro l’ingenuità ancora maggiore di quei maschi che, sogghignando, credono di averla fatta franca. La donna in carriera come la donna oggetto, la casalinga e la prostituta si sono tolte la maschera: qualunque ruolo può essere sostenuto a patto che venga ben pagato. Le donne si sono stancate di esercitare il loro potere nascostamente, nelle mura domestiche o nei bordelli, concentrate nello sforzo di far sì che il maschio non si accorgesse di quanto venisse reso imbelle strumento, appagato nell’illusione di essere individuato come l’autorità simbolica, oltre che il titolare del portafoglio. Non è tanto la chiesa che fa un salto all’indietro quando demonizza la figura femminile contemporanea, ma è la donna che tenta una fuga in avanti, quando pretende di sottrarsi in quanto tale al giudizio: della morale, della politica o anche della religione. Quella lotta per il potere i cui termini non sono riducibili, ed oggi meno che mai, alla lotta di classe, vede il maschio colpevole della sua sconfitta e la donna temeraria nella rivendicazione della sua superiorità. Fino a qualche tempo fa il femminismo accennava ad un’emancipazione da ottenere attraverso il separatismo: uomini e donne avevano tante cose da chiarire tra di loro e sarebbe stato opportuno che lo facessero prima di affrontarsi come i contendenti di una guerra tra i sessi antica quanto la storia dell’umanità. Oggi il separatismo è l’utopia coltivata da pochi maschi e la limitazione che sperimentano alcuni preti e suore. La discriminazione di cui il cinquanta per cento degli esseri umani ha patito non può soltanto essere stata voluta dall’altro cinquanta per cento; soprattutto se si considera che il cento per cento ha succhiato col latte materno anche la prima visione del mondo e dei valori. Il maschio è stato sconfitto ben presto e solo la sua stupidità gli ha permesso di illudersi: anche il più potente della terra, nell’inconscio sociale, è visto come quello che tutto il suo tesoro di autorità, di potere e di ricchezza pone nel grembo di una donna: madre, moglie o amante che sia. C’è insomma una sostanziale parità di cialtroneria: Adamo ed Eva si ingannano da sempre nella speranza di dominare l’altro; oggi questa parità è più evidente proprio per l’omologazione dei valori: uomini e donne si sono livellati, abbassandosi, paghi di avere lo stesso potere di consumo. Ci sarebbe forse da riproporre una riflessione sulle possibilità che 1’Amore offrirebbe a donne e uomini di dare un senso alla stessa sopravvivenza della specie; ma non risulta che all’Amore abbiano fatto riferimento né il prelato tonitruante, nè le femministe bercianti.