57 – Novembre ‘89

novembre , 1989

In una «cascina» tra i prati, i pioppi e le acacie, nelle vicinanze di un antico villaggio del Canavese, da cui provengono gli avi di uno dei due Farfalloni, abita una vecchina ormai ultranovantenne. Da quando la conosce, Sandro afferma di averla vista sempre così: un po’ curva ma non troppo, con indosso un lungo abito nero dalla sottana a piccole pieghe, i capelli bianchi, il naso adunco e stupendi occhi azzurri; ha il nome di un fiore e parla con voce sommessa. Da sempre gli racconta cose meravigliose, all’uscita della messa domenicale o seduti sul prato sulle rive del ruscello. Tutti nel paese dicono che sia una strega, che conosce i misteri più nascosti del mondo, dell’anima umana e del futuro. Ormai la fornaia, il parroco, il meccanico e il contadino hanno smesso di averne paura, o forse, e questo è più probabile, sono riusciti a ricacciare la paura nel profondo del loro inconscio, per cui si permettono, sorridendo, di dire che una volta si diceva che quella donna fosse una strega, mentre oggi… Ma la vecchia dagli stupendi occhi azzurri col nome di un fiore è tutt’oggi ben convinta di essere una strega! Racconta infatti di possedere un libro su cui legge. cose che non può ridire a nessuno, dice anche che talvolta un animale: uno scoiattolo, una capra o una faina, viene a convocarla e di notte lei deve andare e andare… Ritorna che è già mattino: ha visto e fatto cose meravigliose; ha assistito anche a scene terribili; ma essendo timorata di Dio, si è sempre rifiutata di accondiscendere al maligno. Sono oggi le stesse storie che raccontava tanti anni fa, in paese però, nessuno ha mai insinuato che fosse pazza.
Il libro di Carlo Ginzburg Storia notturna. Una decifrazione del sabba (Einaudi, 1989; pagg. 319, Lit. 45.000), parla delle streghe, dei maghi, degli ebrei, dei lebbrosi e dei mori, cercando di reperire usanze comuni, riti favolosi, persecuzioni tremende;
senza però lasciarsi andare alla facile indignazione per le turpitudini del potere perpetrate da clero e nobiltà, che torturavano e uccidevano, al riparo della Croce, per bieche ragioni politiche. Le bieche ragioni politiche c’erano, ed anche economiche; le nefandezze di cui erano incolpati quei derelitti erano frutto anche di calunniose invenzioni; ma se tutto si potesse liquidare nella squallida banalizzazione dei ricchi che espropriano chi non ha che pochissimo per aumentare scriteriatamente le loro ricchezze, secondo noi, si finirebbe con l’umiliare profondamente la realtà storica ed umana di streghe, maghi ed altri emarginati. È molto interessante invece fare come fa Ginzburg, il quale con un linguaggio piano, schietto e immediato, narra e analizza non solo le torture e le persecuzioni, ma anche le fantasie, le proiezioni e le autosuggestioni di accusatori e di accusati. C’è proprio bisogno di richiamare la consueta teoria dell’identificazione con l’aggressore, per immaginare che streghe, maghi ed eversivi di ogni specie potessero talvolta fantasticare di appartenere realmente ad una società di volta in volta misteriosa, oscura, malefica o benefica al di sopra della società costituita? Le atrocità dei potenti restano tali e nessuno le potrà giustificare, ma, partendo proprio da quest’opera così chiara si può analizzare anche l’inconscio sociale in cui determinati fenomeni si sono manifestati.
Nel libro non solo vi è una grande quantità di notizie, ma è esplicitato quanto arduo sia adottare una metodologia e con quanta difficoltà sia possibile seguirla. Senza fumosità, l’autore analizza l’esperienza del Sabba, sia da un punto di vista diacronico sia sincronico, riuscendo spesso a dame ragione in modo anche convincente. Per fare un esempio del modo di procedere, ricco, vario e anche affidato a grandi capacità intuitive, applicato ad un elemento al quale è possibile per tutti fare con facilità riferimento, basti vedere l’analisi e le analogie con cui l’autore tratta, in fin di libro, la notissima favola di Cenerentola.