55 – Luglio ‘89

luglio , 1989

Estivals

Da noi l’estate è lunga per privilegio climatico e attrae la migrazione di razze diverse trascorrenti dal nord al sud della penisola, imperversanti soprattutto dove ci sia un pretesto balneare o culturale. Così che le acque si inquinano, le coste si deturpano e i capolavori dell’arte si deteriorano; tanto che si è dovuto inventare la formula di vacanze cosiddette intelligenti, che portano fuori dagli itinerari consueti a contaminare e distruggere quello che era sfuggito alle prime invasioni barbariche.

La colonizzazione turistica ha spesso indotto gli italiani a dover scegliere il proprio ruolo tra quelli, entrambi poco nobili, del rapinatore o del lacchè, a seconda che si preferisca essere di coloro che derubano il passeggero o di quelli che stendono la mano, e spesso colui che deruba ugualmente mèndica.

Il terziario insomma è ben lungi dall’essere inteso nel nostro Paese come un settore produttivo e i servizi vengono drammaticamente associati alla loro derivazione etimologica, irrimediabilmente compromessa con il concetto di servitù: ne sanno qualcosa i giovani studenti delle scuole alberghiere o degli istituti per il turismo che vanno a cercare disperatamente altrove una dignità professionale negata in patria.

Un altro aspetto deleterio della colonizzazione è il consumismo frenetico di beni di ogni genere, comprese l’arte e la cultura.

Stranamente però nel nostro belpaese le istituzioni artistiche e culturali considerano l’estate un periodo di vacanza: chiusi i teatri e le biblioteche e talvolta persino i musei.

In compenso nella lunga stagione calda fioriscono in tutta la penisola attività culturali ed artistiche «parallele».

Premi letterari e festivals forniscono il prodotto più prepotentemente richiesto: lo spettacolo della cultura.
Una cultura cioè che possa al massimo essere guardata da chi, qui ed ora, si trova di passaggio.

Questa forma di cultura-spettacolo ha poi un risvolto terribilmente negativo, che si aggiunge al male della superficialità: è cioè terribilmente costosa.

Costa tantissimo alla finanza pubblica e privata chiamata a sostenerla con fenomeni di lottizzazione e sponsorizzazione mostruosi e costa moltissimo anche a chi ne fruisce: tutto infatti diventa più caro in sua presenza, dal biglietto al conto dell’albergo.

L’estate è però solo una stagione anche da noi; i turisti trascorrono rapidamente, presto richiamati a doveri ingrati; noi rimaniamo a spazzare i resti della loro festa intelligente, paghi dello spettacolo che abbiamo dato.