50 – Febbraio ‘89

febbraio , 1989

Squali

Ci sono situazioni e momenti in cui si prova vergogna e ribrezzo all’idea di avere qualcosa a che spartire con la psicoanalisi e con gli psicoanalisti; o almeno di aver a che fare con quella misera cosa alla quale i «mass-media» hanno ridotto l’una e gli altri.

Quasi sempre ciò si spiega con la volgarità cui fa ricorso il giornalismo meno qualificato, quando tenta di tradurre in soldoni le complicate e difficili concezioni dell’uomo e del suo significato, che la scienza psicoanalitica va faticosamente e pazientemente (tra troppe contraddizioni forse) elaborando. In questi casi, lo scadimento del discorso è inevitabile, data la scadente qualità dell’informazione ogni volta che pretende di farsi divulgazione. Quello che però fa stare veramente male chiunque abbia un minimo di rispetto per la dignità umana è la cialtroneria cinica di coloro (sono davvero troppi) che, fregiandosi della qualifica di psicologo o psicoanalista, svendono in interviste scritte o in apparizioni televisive la propria scienza, incuranti persino dei danni che spesso provocano.
È colpa loro infatti se la psicologia, in tutti i suoi aspetti, ha assunto nell’inconscio sociale due caratteristiche tanto opposte quanto entrambe negative.
Da una parte, infatti, la pretesa di costoro di poter sempre fornire spiegazioni sui fatti più disparati mira
a far credere che psicoanalisi e psicologia siano vere e proprie «scienze delle scienze», in grado di leggere il codice segreto che regge l’universo. Il che è falso. Dall’altra, la genericità e la povertà dei quattro schemi «interpretativi» sempre uguali e applicati ogni volta allo stesso modo, toglie al loro strumento scientifico ogni credibilità e spesso suona anche offesa al dolore degli uomini.
Offende per esempio che, a commento dell’orrore suscitato da una tragedia in cui un uomo, recentemente, ha perso la vita, vittima (chissà come e perché) di uno squalo, qualcuno possa aver messo in bocca al «grande vecchio della psicoanalisi italiana» la frase: «È una paura che non ci passerà mai che viene a galla (sic!) all’improvviso, e rappresenta lo spettro di essere inglobati, in modo orribile, in un altro organismo. »
Frase che, se fosse stata davvero pronunciata in questi termini, suonerebbe come un insulto a chi per questa morte ha veramente sofferto.
Quale legge ci proteggerà mai dai pescecani?