41 – Marzo ‘88

marzo , 1988

Per capire

Le donne hanno il grande vantaggio di non poter stuprare le altre donne e nemmeno gli uomini; questo permette loro, a buon diritto, di lottare, senza coda di paglia, contro questo tipo di crimine: questa lotta è necessaria e deve essere fatta. Dovrebbe essere condotta, con la stessa determinazione, anche dai maschi, ma costoro un po’ hanno la coda di paglia e un po’ sono alleati sgraditi in quanto potenziali (!) stuprati tutti quanti.
Le strade debbono essere sicure di giorno e di notte perché nessuna donna possa mai più subire violenza, nessun debole sopraffatto, ogni persona rispettata.
Attenzione però ad impegnarsi troppo perché ogni angolo buio sia illuminato da un riflettore e presidiato da un poliziotto, a proporre misure come il coprifuoco o la sterilizzazione preventiva: il risultato non sarebbe solo quello di eliminare lo stupro. Forse, in una visione troppo parziale di questo particolare tipo di manifestazione della violenza umana, sta la ragione di un risvolto insolito che il problema ha avuto nella co-scienza generale e che ha spinto uomini e donne responsabili a domandarsi le ragioni di quel comportamento e a dirsi: « Vogliamo capire». Un’esigenza legittima, che tradisce però un certo stupore esterrefatto davanti a una realtà che non ci si sarebbe potuto permettere, a buon diritto, di ignorare finora.
Proprio non si riesce a capire lo stupore per un gesto stupido e bestiale come lo stupro e la violenza di tre piccoli teppisti nei confronti di una donna, avvenuto a Roma, a poche decine di metri dallo stesso luogo in cui altri piccoli teppisti e teppiste, pochi anni fa, hanno dato fuoco ad un povero somalo emarginato, con l’intenzione di fargli solo uno scherzo feroce. La città pullula di questi «bravi ragazzi» che scelgono sempre qualcuno, almeno momentaneamente più debole, per concedersi un qualche spasso. Sono gli stessi che, al volante di un TIR, minacciano l’incolumità della famigliola in utilitaria, all’ufficio postale umiliano quello scampolo di umanità costretto a fare la fila per ore allo sportello delle pensioni, o terrorizzano e ricattano i degenti delle corsie. La dignità, l’integrità, la vita stessa di uomini, donne e bambini sono calpestate ogni giorno, eppure in galera ci stanno soltanto alcune decine di migliaia di poveri cristi, quasi tutti detenuti ingiustamente. Per cui non c’è da faticare molto a dedurre che i delinquenti siamo noi: gente per bene, uo-mini onesti, donne virtuose. Se un maschio violenta una donna i colpevoli siamo noi: uomini e donne, perché gli abbiamo insegnato che con la forza si può prendere qualunque cosa. Perché abbiamo costruito un mondo nel quale due sole cose rendono liberi: la forza e il danaro, e quest’ultimo dà la forza anche a chi non ce l’ha. Ogni persona per bene è intimamente condizionata, in ogni momento della sua esistenza, da questa profonda, indiscussa convinzione e usa ogni giorno il danaro e la forza che ha, incurante che la conquistata libertà di godere coincida con la privazione della stessa libertà di un altro essere vivente. Etologi e so-ciobiologi hanno per tutto questo alcune spiegazioni. Per chi non accetta le equivalenze tra specie diverse, resta la possibilità di usare cultura e autoconsapevolezza, magari lottando per cambiare, comunque per capire.