38 – Dicembre ‘87

dicembre , 1987

Il libro di Elio Toaff, Perfidi giudei. Fratelli maggiori (Mondadori 1987, pagg. 249, Lit. 20.000) ha tre pregi fondamentali: il primo è quello letterario, il secondo è quello di superare il significato autobiografico e diventare un valido documento storico, il terzo è quello di offrire al lettore stimoli vivacissimi di riflessione. Dal punto di vista letterario Toaff si rivela uno scrittore sapiente ed efficace, disegna con tratti semplici e sicuri gli ultimi cinquant’anni di una vita tutt’ora protesa verso il futuro.
L’inizio è quello di un romanzo di memorie: malinconico e nostalgico..I fatti quotidiani, lo studio, le amicizie, le atmosfere, i turbamenti del giovane che si prepara a diventare rabbino e, fin da subito, qualche sapientissimo accenno alla bufera che sta per scatenarsi sul. mondo e sul popolo ebraico in particolare. Il lettore percepisce i primi segni dell’antisemitismo dapprima con stupore poi vi si trova coinvolto e partecipa dello sgomento di uomini e donne che vedono dall’oggi al domani la loro esistenza diventare sempre più precaria e sconvolta. Episodi minimi della vita di quei giorni sono narrati con tenerezza commovente e terribili vicende di violenza e di morte sono descritti con drammatica maestria, coinvolgendo il lettore fino allo spasimo. Eppure il racconto è sempre pacato perché in chi narra la fede in Dio è incrollabile. Si supera anche la tragedia della guerra mondiale e lo scrittore sapientemente riesce a comunicare le sue emozioni di fronte ad avvenimenti terribili o storicamente importanti Le atmosfere e i personaggi sono descritti con sobrietà, ma con vera astuzia teatrale. Ecco le pagine dedicate ai funerali del piccolo Stefano Taché, dopo l’esecrabile attentato alla Sinagoga, che raggiungono il massimo della potenza drammatica nella descrizione del silenzio addolorato di tutto un popolo: «.. ventimila persone attendevano in silenzio, un silenzio assoluto, irreale, impressionante. Dietro la piccola bara Pertini, cbe mi teneva sotto braccio (…). Quindi suonò lo Shofar, e il suono mistico strappò di nuovo le lacrime a tutti.» Con pochi efficacissimi tratti rende il mutamento d’animo di Giovanni Paolo II in visita al Tempio sapendone cogliere, al di là del ruolo, la profonda umanità. Dal punto di vista storico questo sarebbe un ottimo testo da mettere in mano ai ragazzi delle scuole, perché gli ultimi cinquant’anni della nostra storia, seppur visti da un’angolazione particolare, sono raccontati con chiarezza, senza faziosità, anche se con passione di parte.
Il terzo pregio del libro è di far riflettere chi lo legge: non solo perché riaccende un giusto sdegno che non dovrebbe mai essere sopito, ma anche perché pone sul tappeto problemi politici e teologici di grande portata. Il popolo ebraico dopo tante persecuzioni rivuole la terra dei padri per trovare finalmente una patria sicura. Questa esigenza crea problemi di politica internazionale soprattutto perché anche i Palestinesi rivendicano lo stesso diritto. È vero che, come dice Toaff, agli inizi gli ebrei avrebbero voluto comprare quella terra e non vi sono arrivati solo come quei brutali espropriatori che certa stampa di sinistra ha voluto additare al pubblico disprezzo; ed è anche giusto tenere presente che il terrorismo palestinese è stato anche sobillato da chi aveva interesse a strumentalizzarlo. Terrorismo arabo e imperialismo sionista ben poco hanno a che fare con il disegno di Dio e l’Antico Patto. Non siamo però d’accordo con Toaff quando dice: «..non è accettabile l’equazione ebraismo uguale Stato d’Israele, che coinvolge nella responsabilità di un governo, che può sbagliare anche eccedendo nella difesa degli interessi vitali del proprio Paese, tutto il popolo ebraico». ,Egli stesso in prima persona al tempo in cui guidava la comunità di Venezia, a suo stesso dire, si prodigò per l’invio di armi in Israele ed anzi si vanta: «Posso dire con un certo orgoglio che, forse, il primo carro armato all’esercito ebraico glielo procurai io». Gli ebrei di tutto il mondo che, come Toaff hanno scientemente e praticamente costruito lo Stato d’Israele non possono poi, come Pilato, lavarsi le mani e non sentirsi responsabili delle sue azioni. La rappresaglia barbarica contro qualunque comunità ebraica è comunque sempre da condannare anche se è la reazione contro azioni di guerra non sempre legittime dello Stato d’Israele. Quello del sionismo resta un problema irrisolto e scottante tanto che lo stesso Ben Gurion dové dire: «..oggi si può essere sionisti al massimo ventiquattro ore, il tempo di prendere un aereo e di raggiungere Gerusalemme». Dal punto di vista teologico noi riteniamo invece che le affermazioni di Toaff, per cui la Chiesa Cattolica dovrebbe riconoscere senza alcuna esitazione lo Stato d’Israele, sono quanto mai pertinenti. Egli è un sacerdote, profondo conoscitore dei sacri testi che esplicitamente sono anche quelli della chiesa, quindi ne consegue che il Sommo Pontefice romano non può che inchinarsi di fronte alla parola di Dio chiaramente pronunciata. Quella è la terra dei figli di Abramo, su quella terra Dio stesso li ha autorizzati ad abitare, se la cosa può avere contro-indicazioni di natura politica e umana resta comunque un comando divino per chi crede nell’Unico Dio.