37 – Novembre ‘87

novembre , 1987

La stagione sinfonica dell’Accademia Nazionale diS. Cecilia è stata inaugurata da un concerto blasfemo. Nell’auditorium di via della Conciliazione il 17/18 e 19 di ottobre è stata orrendamente scempiata dal signor Wolfgang Sawallisch (ci rifiutiamo di riconoscergli il titolo di Maestro) la musica di Mozart.

Indubbiamente anche orchestra e coro hanno contribuito al delitto. Il primo tempo del concerto era costituito dalla Sinfonia in Do maggiore K.551 («Jupiter» ), opera sovrannaturale e umanissima che può da sola rendere immortale non solo il suo compositore ma tutta la cultura occidentale. L’allegro iniziale, fin dal rotolio delle prime cinque note, è stato reso con opacità; poi le smagliature si sono fatte sempre più evidenti, gli attacchi venivano dati in ritardo, regnava la più assoluta incapacità a rendere le coloriture; gli archi stridevano rincorsi disperatamente dai fiati, in un insieme che ha completamente sfasciato la possente e sottilissima trama dei meravigliosi temi e del loro prodigioso sviluppo. L’andante è risultato opaco e melenso; addirittura raccapricciante una macroscopica stonatura di tutta l’orchestra in un passaggio ascendente in cui tutti gli strumenti zompettavano con un ridicolo effetto enarmonico. Il minuetto è stato interpretato in modo rigido e pesante, come un valzeruccio di balera.

Un imprecisissimo Do Re Fa Mi ha dato inizio al disastro del finale. Mozart ha lasciato con questo finale la sintesi assoluta della «musica»: melodie perfette intrecciate in un contrappunto irraggiungibile. Fuga, fugato? È inutile far l’analisi di questo brano universalmente noto: le nostre orecchie hanno soltanto percepito però brandelli cincischiati di quello che avrebbe dovuto essere il gioiello mozartiano. Stonature, tempi imprecisi, tutto sempre troppo lento o troppo veloce. Il poliedrico unirsi e sciogliersi delle varie linee veniva troppo spesso interpretato come pesante successione di accordi.

Né le sorti del concerto si sono risollevate nel secondo tempo. La fresca sacralità della Messa in Do maggiore K.317, non certo opera minore (ammesso che esistano di Mozart opere minori) come alcuni dicono, è stata completamente distrutta da un’esecuzione da fanfara dei bersaglieri, cui si è aggiunto anche il coro assolutamente opaco e strillante. I solisti, il soprano Gunnel Bohman, il contralto Hanna Schwarz, il tenore Alejandro Ramírez e il basso Kurt Moli sono stati totalmente sommersi e hanno disperatamente annaspato con la gola strozzata per cercare di farsi percepire. Il signor Sawallisch e tutti i suoi compagni avrebbero fatto meglio ad infilare la porta, uscire dalla sala e correre per via della Conciliazione.

Per onestà precisiamo che quanto sopra si riferisce all’esecuzione di domenica 18 ottobre!