36 – Ottobre ‘87

ottobre , 1987

Referendum

I1 Paese si trova, in tempi brevi, a dover affrontare un’ennesima volta l’impegno di un esercizio di democrazia diretta e, questa volta, sono ben cinque i problemi posti sotto forma di referendum. I politici e gli opinionisti si sono dati anche piuttosto da fare per svelare i retroscena e le insidie di questa imminente consultazione, tanto che sono, oggi, pochi coloro che non si interrogano sull’opportunità e l’utilità di chiedere al Paese di pronunciarsi direttamente, quando le domande rivolte sono così poco chiare e le risposte possibili così irrilevanti nel determinare le scelte future. Pur nell’ardore polemico e nella passione critica, nessuno si è però posto il problema di riconoscere o meno al Popolo la legittimità di pronunciarsi direttamente. Ora che la coscienza di classe è un concetto superato, che il processo di omologazione, vera e presunta, pare essere totale, non è forse sbagliato tentare di leggere i connotati del Grande Cittadino Democratico, erede diretto della defunta Maggioranza Silenziosa. Questo Cittadino non solo lo incontriamo ogni mattina, quando ci guardiamo allo specchio, ma ci aggredisce per tutto l’arco della giornata attraverso gli infiniti canali di penetrazione che il mezzo televisivo gli ha messo, finalmente, a totale disposizione. Il Cittadino comunica tutto lo squallore di cui è impastato attraverso penose telefonate in diretta, incurante dell’impietoso svillaneggiamento dei conduttori delle trasmissioni; partecipa individualmente o a gruppi famigliari, scolastici o di categoria a programmi basati sull’indovinello. Tutti gli domandano qualsiasi cosa ed egli risponde senza però mai correre il rischio di essere contaminato da una qualunque forma di cultura. Quando la domanda è più scottante, succede magari che il Cittadino venga anche rinchiuso in una «cabina» e senza che tenti di opporre resistenza. Comunque e dovunque gli è data, purtroppo, la facoltà di parlare, anzi glielo si intima di continuo. Per questo pare quanto mai fondata e documentata la preoccupazione di chi vede con ansia l’instaurarsi di una consuetudine referendaria che non sia accompagnata da un processo di Rieducazione Civica Nazionale. Tale intenzione non può che essere – giustamente – vista con sospetto, ma, sospetto per sospetto, non sarebbe stato meglio sospettare prima che fosse compiuta la trasformazione del Grande Cittadino Democratico nel Piccolo Idiota Televisivo?