33 – Giugno ‘87

luglio , 1987

Da alcuni anni la Cooperativa Teatrale «La Bilancia» organizza una rassegna di giovani autori. La «quinta rassegna di autori italiani under 35» ha portato sulle scene, al Teatro Tor di Nona, tre nuove opere. Noi abbiamo visto La valigia di Marco Tesei: un atto unico che, nostro malgrado, non abbiamo potuto apprezzare un gran che. Il testo non ha infatti alcuna tensione drammatica, è poco efficace, presuntuoso e pasticciato; la suspense su cui l’autore vorrebbe basare i suoi effetti non riesce a diventare mai un’atmosfera e inoltre i personaggi non hanno spessore né poetico, né teatrale o psicologico.
La vicenda dovrebbe ruotare – ma non è così – intorno ad una valigia misteriosa che Loris e Rita, due stravaganti e quasi attempati barboni, custodiscono in una baracca abbandonata lungo la ferrovia, dove, chissà perché, svolgono anche uno scrupoloso lavoro di catalogazione di libri e dischi. Sono scoperti da due liceali, Roberto e Cinzia, piombati lì per fare l’amore. Sul ponte passa anche un giornalista alla ricerca di uno spunto per scrivere un romanzo-verità e i ragazzini lo convincono a mettersi con loro alle calcagna dei due strani tipi, che potrebbero essere i pericolosi rapinatori di cui stanno parlando le cronache (e la valigia potrebbe contenere il bottino). I tre cercano di impadronirsi della valigia, ma sono scoperti dalla strana coppia che, dopo aver gonfiato tanti palloncini colorati, si suicida.
Tesei fa parlare i giovani con un linguaggio pseudo-giovanilista di vent’anni fa; i meno giovani non si differenziano l’uno dall’altro, tanto da sembrare tutti lo stesso personaggio, a parte una sottile odiosità particolarmente marcata del giornalista. La recitazione di Mimmo Valente (Loris) e Caterina Vertova (Rita) ci è sembrata corretta e abbiamo apprezzato il notevole sforzo fatto per differenziarsi l’uno dall’altra, malgrado il testo. Roberto Zorzut ha offerto un’interpretazione snervata e inefficace del personaggio del giornalista. Disarmanti davvero Kim Rossi Stuart (Roberto) e Valeria Milillo (Cinzia) che parlavano e gesticolavano con molto impegno, un po’ imbronciati e tesi come se stessero facendo un compito in classe.
La regia di Julio Salinas non è riuscita a disciplinare l’andirivieni ed ha esagerato nell’ammucchiare troppe cose in piccoli spazi. La scena fissa e i costumi di Carolina Olcese e Tommaso Bordone, dallo scontato realismo, sono stati illuminati da un bell’effetto di lanterna magica, con tanto di luce lunare e nuvole al vento.