30 – Marzo ‘87

marzo , 1987

Pubblica opinione

I1 gioco delle parti, su cui si reggono le società pseudo-democratiche, è da molto tempo generalmente adottato proprio perché garantisce la perpetuazione dei sistemi: rivoluzioni e riforme, liberalizzazioni e democratizzazioni, nazionalizzazioni e privatizzazioni sono termini di dialettiche solo apparenti, nello sforzo di far sì che la sintesi riporti al punto di partenza. Fortunatamente, però, la sintesi non riporta mai allo stesso punto da cui si parte, soprattutto perché, ad ogni passaggio, si realizza una piccola sconfitta dell’ignoranza. Per scongiurare questi pericoli gli opposti qualunquismi sono concordi nell’affermare i diritti della pseudocultura travestita da pubblica opinione, evitando per quanto possibile che l’acquisizione di cultura autentica renda documentato e discriminante il giudizio.
C’è un qualunquismo negativo che ben conosciamo, ma dal quale non siamo mai stati capaci di difenderci, che ora realizza i1 suo progetto totalitario proprio grazie ad un complesso meccanismo di pseudo-informazione che pratica la calunnia come gioco sociale. Contrapposto a questo sta prendendo piede il qualunquismo libertario che capovolge le regole del gioco e disorienta: tutto è bene quel che è libero. Si fa d’ogni erba un fascio, nel bene e nel male, proprio perché diventi impossibile formulare il giudizio. Si sposa acriticamente la causa della libertà, e ci si batte indiscriminatamente a favore del mafioso e del presentatore, del terrorista e del santone.
Nella società dell’invidia e dell’ignoranza anche la libertà può diventare un male: perché scegliere senza sapere cosa si sceglie è come non avere la libertà di scelta. Così che il qualunquismo retrivo e il qualunquismo libertario finiscono per usare gli stessi codici di comunicazione e disinformazione, apparentemente mirando ad obiettivi diversi, in realtà ottenendo gli stessi risultati proprio perché riproducono lo stesso schema di individuo e di società.
Pochi dicono «imbecille» all’interlocutore da cui dissentono, all’artista sciocco, allo scienziato disonesto; ma tutti sono pronti a giocare con la dignità umana.
Psicoanalisi Contro ha scelto consapevolmente di rinunciare al qualunquismo e allo stesso tempo di rifiutare anche di pagare il prezzo di questa scelta. Di rifiutare cioè la rimozione di sé che la società impone in simili casi. Con un rifiuto che non si rassegna però alla velleitarietà: si può lottare anche sapendo che l’esito della lotta potrebbe essere la sconfitta. Finché a lottare saranno almeno in tre.