28 – Gennaio ‘87

gennaio , 1987

Il rock ‘n roll è una musica sorta negli anni cinquanta come reazione alla musica di consumo sdolcinata e snervata dell’epoca; ha avuto grandi interpreti e si è articolato in diversi filoni. L’originario rock a terzine, ritmicamente ossessivo, ma spesso fluido e addirittura raffinato in certe esecuzioni, si è venuta sviluppando negli anni sessanta e settanta fino a cadere in una musicalità sempre più imborghesita che ha finito per ridursi ad imbecille formula per urlatori in stivaletti dalla punta aguzza, per lo più assolutamente stonati, accompagnati da strumentisti melensi, privi del senso del ritmo, all’insegna di «alziamo gli amplificatori» e via. Parallelamente c’è stata però anche una linea di ricerca più incisiva ed aggressiva, una linea dura che si è mescolata con il country e il beat riconquistando l’originaria energia del primo rock, anche se inquinata qua e là da suggestioni punk. La musica dei Circus Joy che abbiamo ascoltato all’Asphalt Jungle di via Alba 42 è molto ingenua, un cantante e quattro strumentisti si danno da fare a produrre un ritmo ossessivo e armonie iper-ripetitive, spesso opache, con facili effetti sonori, stridori, boati e giochetti spettacolari come quello del cantante a torso nudo che intraprende, con un martello in mano, la simbolica demolizione di un vecchio frigidaire. Tutto sommato, però, il gruppo riesce ugualmente a raggiungere un effetto musicale abbastanza incisivo; non ci sono grosse slabbrature; il richiamo della musica africana è abbastanza evidente, anche un po’ di maniera, ma con esplosioni ritmico-recitative di sicuro effetto. Certo, la batteria, soprattutto, dovrebbe stare più attenta a non scadere in ritmicità che riecheggiano troppo da vicino tanghi e bolero.

Anche qui meritano un discorso a parte il locale ed il pubblico. In un vecchio night-club di periferia, tutto nero e ormai fatiscente abbiamo visto fervere un genere di vita che difficilmente si può giudicare. Aggressività di bellicose divise di cuoio nero e torbidi make-up da regine della notte sono portati in giro da ragazze e ragazzi di semplicità disarmante; nei loro discorsi continuano ad affiorare vecchi punti di riferimento cui il consumismo, anche musicale, li ha avvezzati. L’aria da «sballo» regna e certo c’è anche chi sballa, ma al bar siamo stati tra i pochissimi a bere un cocktail di super-alcolici e i modelli di comportamento non erano poi diversi da quelli della banda di Fonzie e di quei lontani Happy days televisivi! Ciò ha permesso a noi longevi di fingerci, per poche ore, maledettamente disincantati.