21 – Aprile ‘86

aprile , 1986

Da tempo ci capita di frequentare con una certa assiduità quei due o tre «soliti posti» che stanno intorno alla sede di «Psicoanalisi Contro», nei più o meno brevi intervalli tra un impegno di lavoro e l’altro. Il più vicino è senz’altro il bar Vanni, in Via Montezebio, locale di fama e prestigio, anche perché è a un passo dagli uffici radiotelevisivi di Viale Mazzini, affollatissimo di ragazzotti e ragazzotte «rocchettari» da vetrina, oltre che da molti impiegati e professionisti della zona: tutta gente compìta, che non sgomita, malgrado la ressa e che ha un po’ l’aria assente di chi è impegnato a guardarsi allo specchio. Gente insomma che non sembra essere in grado di distinguere tra una grappa e un’aranciata e che quindi non stimola chi è dietro il banco a fare del suo meglio. Questo è un vero peccato, perché qui le materie prime sono di ottima qualità e molto variate e i banconisti sono simpatici. Per quel che riguarda le bevande miscelate vengono sempre richiesti gli stessi due o tre cocktail che finiscono per essere fatti in modo abbastanza approssimativo: il Negroni, per esempio, preparato giustamente nel bicchiere, non viene poi rimestato e all’arancia viene aggiunto un assurdo spicchio di limone. Noi che siamo curiosi e attenti al lavoro altrui, abbiamo provato a chiedere qualcosa di appena meno semplice, ma abbiamo visto facce sgomente al solo sentire pronunciare nomi come Bronx o Affinity. Insomma oltre al cocktail Martini e al Negroni tutto sembra risolversi con l’aperitivo della casa, non cattivo, ma piuttosto ovvio. Una pecca grave per un posto pretenzioso come questo è l’impossibilità di avere una flute di vero champagne, invece dell’inevitabile Prosecco. Qualche elogio lo merita la sezione della tavola calda: frittate, insalate, primi piatti, carni e contorni sono gradevoli, cucinati con serietà e serviti con sorridente correttezza. Buoni anche i gelati e molto esteso il settore pasticceria, che coi suoi dolci pesanti, pure non brilla per originalità delle proposte. I prezzi non sono certo bassi, date anche le pretese degli avventori snob, ma neppure esosi; a nessun prezzo però si può accettare che il caffè irlandese venga preparato con la panna montata.

Altro punto di riferimento abbastanza abituale è il bar-pasticceria Antonini in Via Sabotino, ma dobbiamo dire che, nel corso degli anni, servizio e qualità sono andati sempre peggiorando in questo posto che vorrebbe, ma solo sulla carta, proporre qualcosa di originale. Oggi a una disattenta scortesia del personale si aggiungono veri e propri attentati alla dignità gastronomica. Il culmine lo raggiungono le tartine, che potrebbero essere il fiore all’occhiello della casa e sono invece un insulto alla clientela: polpa di granchio, mousse di salmone, vongole, gamberi e caviale, tutti su medaglioni di pasta dolce come nel maritozzo, sopraffatti dalla maionese e invisciditi da un eccesso di succo di limone.
Con simili tartine viene offerto un Prosecco millesimato di Teresa Raiz, acidulo e senza profumo, servito spesso anche caldiccio. Poco disponibili alla richiesta di un cocktail i banconisti indicano la caraffa dell’aperitivo della casa, tenuta sempre pronta sul bancone: un intruglio con i sapori scissi e incoerenti che tentano di ricordare qualcosa a metà strada tra il Negroni e l’Americano.
C’è in funzione anche un settore pasticceria e gelateria, ma i gelati e le torte non si sollevano dalla mediocrità. I prezzi sono decisamente alti.

Proprio al fianco del precedente al n. 33 della stessa via, c’è un bar con le caratteristiche analoghe: Di Giampaolo.
Questo è un posto che mette allegria; lo conosciamo ancora poco, ma ci ha fattopiacere vedere qualcuno reagire bene alla richiesta di un cocktail e non spaventarsi davanti a unMary Pickford. Oltre ai classici c’è anche una scelta di quelli personalmente inventati dai due barmen, noncattivi, anche se un po’ dissennati. Pensiamo che questi due signori ci guadagnerebbero molto se riuscissero a controllare meglio i loro gesti: sbrodolerebbero di meno il banco e otterrebbero dosaggi più precisi. Tutta quella distrazione dà loro un’aria simpatica, ma non giova all’equilibrio delle bevande che preparano. Specialitàdella casa qui sono i centrifugati di frutta e verdura e diverse sfiziosità da consumarsi rapidamente. I prezzi sono all’altezza del pretenzioso quartiere!

Alfellini, in Via Caletti 5, dietro la stazione Ostiense, è un club privé che si presenta con una lunghissima pensilina ricoperta di stoffa rossa e addobbata con vasi di fiori finti, eccessiva e provocatoria in un contesto tanto dimesso quanto quel quartiere di notte.
Ci siamo entrati trascinando con noi, come spesso facciamo, amici e parenti, la sera del sabato santo. In questa confusione liturgica noi due abbiamo finito col capirci più niente: una volta tutto il giorno del sabato di Pasqua era già festivo; oggi pare invece che ci sia ancora da meditare e da espiare fino alla mezzanotte. Ce lo ha confermato il modo in cui è trascorsa la serata! In una confusione da garage affollato abbiamo dovuto subire di tutto: Luca che al pianoforte cantava qualcosa che pareva sempre essere la stessa canzone in un improbabile inglese, interrompendosi soltanto per balzare sul palco a raccontare barzellette su Nostro Signore e sui carabinieri, poi l’insulto di bevande che portavano il nome di cocktail famosi, ma erano solo lavatura di bicchieri, infine piatti indecenti. Se sconsolati alzavamo gli occhi eravamo schiantati dalla bruttezza di affreschi e quadri alle pareti. Sappiamo che i gestori hanno idee grandiose, che vorrebbero fare un vero e proprio caffé teatro con spettacoli sempre nuovi, ma abbiamo l’impressione che la cosa abbia preso una gran brutta piega. Tanto brutta che a mezzanotte noi siamo scappati ed uscire da quella bolgia ci è parsa proprio una resurrezione!