19 – Febbraio ‘86

febbraio , 1986

Dire che piazza del Popolo è una delle più belle piazze di Roma è una banalità; ma, ugualmente, è un piacere godersela, magari seduto nella veranda de Il Bolognese, storico ristorante della città turistica, artistica e arricchita. A tale godimento si accede con non poca fatica: tutto è difficile, dall’ingresso angusto all’attraversamento della sala in un bailamme da mercato rionale. I camerieri sgusciano affannati negli interstizi tra un tavolo e l’altro, sgomitando sulle teste degli avventori e ricevendo a loro volta forchettate tremende, determinati comunque anche a uccidere pur di far giungere a destinazione una portata. Per cui non stupisce più la malagrazia con cui venite serviti dopo che vi siete guadagnato il posto a tavola. Il menù elenca molti piatti, preparati, però, sciattamente e dai sapori spesso indecifrabili. Il paté sa di conservante, l’antipasto misto è desolante per i sottaceti miserevoli e solo la bottarga è accettabile. I rigatoni freschi alla bolognese sono scotti a destra e rinsecchiti a sinistra, e il ragù è peggio di quello in scatola.
I tortelloni sono peggiori dei loro fratellini tortellini, ed è meglio non dire delle lasagne verdi. Tra i secondi: il polpettone è condito con lo stesso ragù delle fettuccine, la mozzarella alla milanese e il fritto misto sono unti e bisunti. Anche i dessert sono da scordare.

Tra i vini abbiamo scelto un Frascati Superiore, veramente buono e servito a temperatura giusta e un Dolcetto di Gaja già svanito nonostante fosse dell’ 84. Per un posto a tavola ottenuto a così caro prezzo, bisogna però riconoscere che il conto non alto costituisce la non sgradevole sorpresa finale.