16 – Agosto ‘85

agosto , 1985

Anteprime

Steaming, con la regia di Joseph Losey, presentato tra le Anteprime nella rassegna Spoleto cinema ‘85, è un film di raffinatezza alessandrina, con tutti gli aspetti, positivi e negativi, di questo genere artistico ed è decadente fino allo spasimo.
Racconta la storia, senza tempo, o meglio: al di là del tempo, di un gruppo di donne abituali frequentatrici di un bagno turco a Londra.
Nello scenario fastoso e fatiscente di questo vecchio bagno sette donne cercano un rifugio in cui poter sognare, esibirsi, aggredirsi, parlare degli uomini e giocare con la propria omosessualità.
In un contrasto di marmi sontuosi e piastrelle incrostate, in un’architettura solenne e desolata ad un tempo, tra lettini e attrezzi ginnici, si muove un coro di donne, più o meno nude, che contornano i personaggi principali di Nancy, una statuaria ed attonita Vanessa Redgrave, borghese disincantata; Sarah, la sua amica velleitaria, interpretata con vivacità da Sarah Miles; Violet, una Diana Dors imponente come una maschera tragica, che è la direttrice dei bagni; Josie, proletaria disperata e puttanella, resa in modo straordinariamente efficace, con alternarsi di vive emozioni, da Patti Love;
la vecchia signora Meadows, stralunata ed angosciata da una figlia Dawn, non in grado di badare a se stessa, e Celia, un’inserviente.
L’azione appena si rapprende attorno ad un fatto: la decisione presa dall’alto di chiudere i bagni per costruire alloro posto un centro culturale.
Le donne si organizzano e con una mobilitazione riescono ad ottenere la proroga del provvedimento.
Quello che conta non è però la vicenda, ma la descrizione delle atmosfere rese rarefatte e levigate dalla bella fotografia, preziosa, di Christopher Challis; la ricerca psicologica sui volti e sui gesti, sui dettagli eloquenti.
La macchina da presa va alla ricerca degli effetti sulle superfici di marmo, tra gli sbuffi di vapore, nei riflessi dell’acqua della piscina.
La musica di Richard Harvey è appena una sottolineatura, usata con sapienza: brevi frasi al sintetizzatore con effetti, non a caso, di chiaroscuri sonori.
Una caduta nel finale, quando il tripudio delle donne vittoriose è descritto senza ironia né buon gusto.
Ma che importa? Sono tre minuti soltanto.