15 – Luglio ‘85

luglio , 1985

Ballet Moisseiev
E’ veramente piacevole vedere un numero tanto grande di persone realizzare in perfetto accordo tra loro uno spettacolo d’eccezione, che diventa anche una festa entusiasmante per il pubblico. È impossibile infatti non farsi coinvolgere, non seguire ogni fase con un’attenzione così intensa da non accorgersi più del tempo che passa, presi di ammirazione per tutti. Quando diciamo «tutti» non intendiamo riferirci soltanto ai danzatori, ma anche a scenografi, costumisti e soprattutto ai musicisti dell’orchestra, diretti dall’ottimo Anatolj Gus, tutti quanti ben amalgamati dalla eccezionale personalità di Igor Moisseiev.

È bello vedere questo uomo di ottant’anni, vitalissimo, circondato da quei bei giovanotti e da quelle belle ragazze, arrivare alle prove, lavorare con loro; una figura ben diversa da quella del coreografo lontano e altezzoso.
In questo spettacolo tutto è danza e tutto è musica.

Danza l’orchestra, con esplosioni di brio irresistibile e momenti di struggente e insinuante malinconia. Suonano i danzatori, muovendosi con ritmica perfetta, trasformando i corpi in strumenti sonori, coi piedi che colpiscono con la precisione delle bacchette del tamburo il suolo e ora piombano insieme sul tempo forte, poi battono in controtempo, producendo ritmi arpeggianti che si spostano da una parte all’altra della scena, in vero contrappunto con le note degli strumenti; non un rumore che non sia sotto controllo.
C’è un consiglio che daremmo agli spettatori: di provare a tenere gli occhi chiusi per cinque minuti, per apprezzare in pieno il pulsare ritmico di questo insieme. Anche i gesti, ovviamente, si aggiungono e si integrano in questa armonia complessiva.

Abbiamo usato il termine armonia perché non si tratta soltanto di sincronismo esteriore di un meccanismo perfetto; ma di una creazione in cui la poesia è sempre presente, talvolta commossa, talaltra più sbarazzina o ironica.
Lo spettacolo che abbiamo visto si divideva in due parti; la prima aveva per titolo Omaggio a Spoleto; articolata in otto quadri, rappresentava argomenti di vita popolare – eccetto l’eroica famosissima coreografia dei Partigiani -. Anche i temi musicali appartengono alla tradizione popolare russa, variamente arrangiati ed eseguiti con orchestrazione efficace, grande accuratezza timbrica e bell’impasto di fiati, archi, percussioni e bajani (specie di fisarmoniche russe). L’occhio, insieme con l’orecchio, restava appagato sempre, sia nei grandi movimenti collettivi o di piccoli gruppi, sia negli a solo virtuosistici. I caratteri erano ben delineati; le atmosfere erano per lo più bucoliche o sentimentali con connotazioni umoristiche; ma c’erano anche episodi di grande intensità lirica o drammatica e la totale assenza di scene non impediva che le luci e i colori collocassero ogni vicenda in quadri precisi, che la mimica espressiva riusciva ad esprimere nei dettagli.
La seconda parte era costituita dalla coreografia Una notte sul Montecalvo, bizzarro e complesso racconto di vita tzigana, con sabba; su musiche di Mussorgski (dai Quadri di un esposizione e da Una notte sul Montecalvo ) e temi popolari ucraini. La musica mussorgskiana era ripresa nella trascrizione fatta da Rimsky-Korsakov, appena leggermente modificata dal Maestro Gus per adattarla all’organico orchestrale ridotto.

L’ubriacone Patsiuk, catturato da due diavoli, assiste, tramortito, al sabba di streghe e demòni, e l’incubo finisce solo quando passa la sbornia. L’intento è evidentemente comico e caricaturale; i nudi sono ingenue calzemaglie e i movimenti hanno la scoperta sensualità di una fantasia infantile; forche, chiome biondissime o brune sempre lunghe, scope, code, Satana dalle grandi corna: sono gli ingredienti esteriori su cui si articola una danza ricca di spunti e di citazioni, popolari certo, ma anche boogie, rock e breaking, gustosamente ironizzati.
La musica era in accordo con la vicenda narrata, ironica, grottesca, efficace, manovrata con grande sapienza e con grande rispetto.

Rispetto per la musica è quello che sembra essere mancato ai curatori del cartellone che non citano né l’orchestra, né il suo direttore, né le fonti musicali. La musica è componente essenziale della danza e ciò dovrebbero sapere anche quei ballettologi che fanno critica su giornali e riviste, dicendo sciocchezze da sdegnare Tersicore ed Apollo.