14 – Giugno ‘85

giugno , 1985

Epidemie

In un’epoca di grandi campagne di prevenzione e profilassi contro l’ennesimo virus dalla forza distruttiva, non risulta che siano state prese grosse iniziative per difendere l’umanità dai portatori di “tifo sportivo”. Eppure le statistiche registrano tra le categorie cosiddette “a rischio” che frequentano gli stadi, percentuali altissime di mortalità.
Il sospetto è che si operi qualche discriminazione. Se la malattia e la morte provengono da comportamenti in qualche modo connotabili come diversi dalla norma, si invoca subito la soppressione del comportamento e l’isolamento degli individui “portatori”. Se invece il contagio viene da un comportamento di massa, codificato e accettato nella norma dei comportamenti, le vittime saranno imputate a tragiche fatalità o a contingenti disfunzioni del sistema collettivo.
Il portatore di “tifo sportivo” –e, spesso, l’assassino dello stadio- è, per lo più, un cretino che miete le sue vittime tra altri cretini, e per questo si potrebbe essere indotti all’indifferenza anche davanti alla morte. Ma l’indifferenza davanti alla morte dei propri simili è, appunto, una caratteristica del cretino. Ogni essere umano ha diritto alla vita e nessun omicidio deve restare impunito. Nella difficoltà che si incontra nella ricerca dei colpevoli, si finisce spesso per attribuire la colpa a un capro espiatorio, che può essere di volta in volta, la fatalità, l’omosessuale o il tifoso inglese. Il tifoso è così profondamente convinto di essere sano che non arriva, quasi mai, a rendersi conto di essere, invece “portatore malato” di un virus mortale; di essere stato contagiato prima ancora di riuscire ad avere consapevolezza alcuna, né si rende conto di portare a sua volta il contagio nella propria famiglia e nel proprio ambiente. Certo, ha l’attenuante di essere indotto al comportamento malato, per non sentirsi “diverso” dagli altri. Certo, ciò che ve lo induce è una somma di interessi di alcuni”non cretini” che del suo tifo hanno bisogno per incrementare consistenti profitti economici ed ideologici. Certo, chi gli induce l’abitudine alla propria situazione endemica, desta anche la sua insofferenza per epidemie occasionali e per “untori” che egli possa sentire come estranei: sovversivi, mistici, terroni, froci, tutti portatori di mali che “bisogna” estirpare. “Tifoso” è sano perché è maggioranza. Maggioranza è sana anche quando è maggioranza di cretini.
Il cretino è assassino più spesso di quanto non si creda e lo stadio non è che uno dei luoghi dell’olocausto, poiché ci sono mille altri luoghi dove la “fatalità” colpisce: l’ingorgo impazzito, il mare inquinato, il locale sovraffollato, il bosco incendiato, il pozzo scoperto…. I vili e gli imbecilli continueranno però a preferire la strage collettiva, raccontata con dovizia di particolari raccapriccianti, piuttosto che affrontare l’angoscia di assumersi in prima persona la responsabilità di ogni gesto individuale di prevaricazione dell’altro. E anche la strage diventa il “business” di qualcuno, che è un po’ meno cretino e un po’ più assassino.