10 – Febbraio ‘85

febbraio , 1985

Parlando

La tentazione del silenzio è grande quanto la fatica della parola e la tentazione della parola alletta ogni giorno di meno.
Parlare è un dovere verso se stessi che ha bisogno di credersi dovere verso gli altri. Perché la parola non sia che il risuono di un corpo nell’aria deve essere mossa dall’amore, così almeno diceva Paolo di Tarso.
Quasi tutte le parole che risuonano oggi sono però piene dell’amore di sé, anche Paolo era pieno d’amore di sé.
Tacere significherebbe forse spogliarsi dell’amor proprio; ma l’opera non sarebbe particolarmente meritoria poiché avrebbe il risultato di lasciare lo spazio alle parole degli altri, o a un silenzio simile alla morte.
La parola è quindi anche un’espressione di vita, per l’uomo. E allora diventa importante la qualità delle parole, come è importante la qualità della vita.
Le parole sono buone e cattive, non sono mai disinteressate; ma questo non è il peggiore dei mali possibili. Il male, se mai, sta nel negare che parliamo per il nostro vantaggio o nel voler credere che le parole di un altro siano pronunciate contro l’interesse di chi parla e per il “bene comune”.
Il bene comune incomincia dal bene del singolo, la lotta per un domani migliore incomincia dal tentativo di superare il malessere di oggi: l’ecologia può essere un progetto di preservazione planetaria solo se garantisce oggi il miglior modo di sopravvivenza possibile.
Le parole della cultura non si sottraggono a questo minimo principio di economia esistenziale: anche l’uomo di scienza, come il politico e come il prete parla soprattutto a proprio vantaggio.
Il prete, prima, poi il politico e infine lo scienziato hanno però capito, fin da subito, che le loro parole avrebbero avuto più effetto se fossero state pronunciate in nome degli altri: la res publica è così diventata uno dei motori della storia e ciò è stato senz’altro un bene. La cosa pubblica non basta però a garantire gli interessi di tutti, può garantire una base minima sociale su cui gli individui e le parti fondano la contrattazione.
Il meccanismo della contrattazione è stato inquinato fin dalle sue origini dal tentativo della truffa e la parola è parsa lo strumento più adatto per condurre a termine buoni affari, anche perché è uno strumento poco costoso.
I profeti e i filosofi, i politici e i poeti, gli artisti e gli scienziati hanno concluso molti buoni affari vendendo parole e gli affari migliori li hanno conclusi quando sono riusciti a convincere che stavano parlando per il bene degli altri. E’ solo una piccola ingenuità illuministica quella di credere che un tale meccanismo possa venire demistificato; ma è una pericolosa ingenuità idealistica convincersi che tacere abbia maggior dignità morale.
La verità certo ci guadagnerebbe ad essere detta fino in fondo; ma la verità è così vicina a ciascuno di noi e così lontana da tutti che la si può solo ricercare, parlando e tacendo; ma soprattutto parlando.