10 – Febbraio ‘85

febbraio , 1985

Una bella mostra, intelligente quella di Degas e l’Italia, allestita a Villa Medici. Come dice il titolo, non si tratta di una panoramica completa dell’opera del pittore francese e, come ammette anche Jean Leymarie nella prefazione al catalogo, neanche di un raggruppamento completo delle opere che Degas ha eseguito in Italia, oppure ispirate all’Italia. Degas non amava la natura, lo infastidiva, lui preferiva la sua Parigi, gli piaceva vedere il cielo di tra le case, osservare gli alberi dei boulevards e dei giardinetti. I cavalli li preferiva all’ippodromo e attaccati alle carrozze. Amava il chiuso dei locali, un cabaret, una camera, le ballerine, la folla. Come mai fu così affascinato e anche così segnato dall’Italia? L’Italia è un paese in cui la natura è una presenza invadente e oppressiva quasi, e ciò nell’Ottocento era ancor più vero di oggi: Roma era una piccola città che potremmo definire di campagna.

Questa mostra ci conduce alla scoperta di alcune linee ai pensiero di un poeta del mondo; non una confessione, per fortuna! Dai disegni traspaiono squarci di fantasie preparatorie a opere successive, «impressioni» non impressioniste, che, talvolta, con due tratti di matita creano già un’opera completa e l’opera completata sarà poi altro, tutt’altro. Si vede, però, che anche la natura dell’Italia non lo interessava molto e neanche la gente italiana: La veduta di Napoli o Il convento di Trinità dei Monti. Lo affascinava l’arte, gli interessava analizzare come altri artisti nel passato avevano visto il mondo: da Paolo Uccello a Mantegna e Veronese, e poi fantasie classicheggianti: Michelangelo e Botticelli e neoclassiche: gli studi preparatori alla Semiramide. Degas sembra aver prestato meno attenzione all’Italia che aveva davanti agli occhi che a quella vista nelle opere d’arte e nei suoi sogni e in cui si è rispecchiato. Probabilmente l’Italia gli faceva anche paura, la sentiva troppo immediata e diretta, magari violenta. Degas è lontano dalla natura e ne è vicino allo stesso tempo; ma da sempre arte e natura si interscambiano. Guai a mettere troppo l’accento sul Degas psicologico, come sempre per esempio si fa guardando il ritratto della Famiglia Bellelli. Tutti gli artisti sono psicologi, altrimenti non sarebbero artisti.