10 – Febbraio ‘85

febbraio , 1985

In via delle Coppelle, al numero 5, c’è un ristorante dall’aria insolita, Quinzi e Gabrieli cui si accede per una porta che dà su una specie di vestibolo; a destra e a sinistra ci sono due ampie sale dai grandi finestroni aperti nelle mura spesse e dagli alti soffitti. Le sale sono con le pareti dipinte a dare un’illusione di terrazze aperte sul mare. I cuochi lavorano, bene in vista, al di là di un basso muretto. Appena seduti al tavolo ci si sente a proprio agio, il servizio è simpatico e cordiale, un po’ ammiccante, senza nulla dello stile impettito o freddo di certi camerieri. Un’ampia scelta di bottiglie si può vedere, dietro la tenda, sui ripiani immensi dei finestroni, vini di pregio e vini intelligenti. Siamo convinti che, in un ristorante, ciò che si beve non sia meno importante di ciò che si mangia; eppure molti ristoratori non hanno ancora voluto capirlo, perciò accade troppo spesso che a piatti magari preparati con perizia vengano accostati vini inqualificabili e senza alcun rapporto col tipo di cucina. Qui ciò non accade.

Prima di tutto bisogna dire che questo è un ristorante di pesce, davvero freschissimo, di ottima qualità, servito in porzioni abbondanti (e questo è davvero un miracolo). Si può iniziare con ostriche e tartufi di mare, profumati e gustosi; la scelta dei primi comprende un buon risotto del pescatore, ben cotto, con i sapori tutti amalgamati, saporito; dei buoni, se pure un po’ esili, spaghetti alle vongole e datteri, o con scampi e gamberetti. Tra i secondi, tutti eccellenti, una superba triglia al pomodoro, che troneggia nel piatto turgida e carnosa; scampi e mazzancolle grigliati con sapiente maestria. Una sorpresa gradita il profiterol al cioccolato (si dice che sia fatto in casa e potrebbe essere anche vero): saporito e denso al punto giusto il cioccolato, sottile e croccante la pasta dei croque en bouche. Ben serviti, appropriati ed eccellenti un Cartizze Canevel ed il Sauvignon di Rocca Bernarda. Un particolare che depone a favore della classe del locale ci pare giusto renderlo noto: l’assenza, accanto al piatto, di quel volgare strumento detto «coltello da pesce», immancabile in troppi ristoranti e che comunque non deve mai essere usato. Il prezzo non si può dire basso; ma, tenuto conto della qualità delle materie prime impiegate, non è certo esoso.
Come è piacevole sedersi ai tavoli del Passetto in via Zanardelli: un’atmosfera calda e accogliente si spande per le sale un po’ allungate dalle pareti arricchite di legni e bordeggiate dai lunghi panconi rivestiti di velluto; il servizio è corretto e tranquillo; anche gli avventori hanno l’aria distesa: molti sono i turisti, ma ci sono anche molti romani. Un posto poi in cui si mangia bene: una cucina classica, senza stravaganze, e dove si beve anche benissimo, persino i due vini della casa sono ottimi, soprattutto il bianco, saporitissimo, con una delicata punta di amaro, quanto mai gradevole. La lista dei vini è varia, tra i tanti che abbiamo assaggiato citiamo un Grumello del 1978 dal bel colore rosso maturo, dalla buona stoffa, di spirito nobile.
Ci siamo ormai abituati a gustare tantissimi dei suoi piatti; citiamo quindi alla rinfusa: le cozze al gratin, le classiche costolette di agnello alla Villeroy; vi consigliamo uno dei nostri piatti preferiti: l’anatra brasata con cipolline; ma vi sconsigliamo i vol au vent alla finanziera, perché la finanziera non è tale e il piatto è poco gustoso; tra i primi citiamo i tortellini pasticciati, ben cotti e senza panna e i gustosi cannelloni. I dolci non sono la cosa migliore; ma il Mont Blanc è ben fatto. Il prezzo, non basso, pare però quasi mite, se confrontato con quello di molti altri locali della zona di piazza Navona.