09 – Gennaio ‘85

gennaio , 1985

Caino e Abele

Il fantasma della libertà si agita al vento di ogni scandalo; ma la libertà giace sepolta, forse da sempre, o almeno dal giorno in cui è stato ucciso Abele.
Non la libertà di dire, ché, anzi, ogni cosa viene detta e le censure sono megafoni. Siamo liberi di usare la parola persino contro il potere, perché i suoi bavagli sono pieni di buchi e la soppressione brutale di chi parla ha tempi che non sono, quasi mai, immediati – e il problema, se mai, è quello di trovare orecchie capaci di sentire, poiché il numero e il volume delle voci rende impercettibili quelle più deboli -.
Ma la libertà di dire viene vanificata dalla quantità e dalla qualità del dire.
Si dice tantissimo: sulla democrazia e sull’eutanasia, sull’entropia e sulla mafia.
Il dire è quasi sempre fondato sul sentito dire e si esercita sul detto da altri, in una vera e propria orgia di opinioni, che hanno però come scopo, non tanto quello del dibattito delle idee, quanto quello dello scontro dei giudizi.

Il giudizio che si basa sull’opinione ha una costante: che è quella di essere una condanna. Ora, non è un caso che, insieme con la condanna, venga anche deciso che l’opinione dell’altro, o addirittura l’altro, non hanno diritto di esistere.
L’altra opinione e l’altra persona non hanno quindi diritto alla stessa libertà che si reclama per sé.
Due sono i vizi fondamentali di un tale modo di procedere.
Il primo vizio è che, in ogni caso, non si vuole ammettere che si considera pratica assolutamente legittima la soppressione dell’opinione, quando non della persona, dell’altro.
Il secondo vizio è che si considera sufficiente che il proprio giudizio sia basato sull’opinione e non abbia bisogno assolutamente di essere verificato dalla conoscenza.
Mentre si reclama il diritto alla libertà di dire quel che si pensa su qualunque cosa, non ci si impone il dovere di conoscere ciò di cui si parla.

Il creatore di opinioni è diventato il persuasore che non si assume responsabilità personali; ma che insegna a scegliere le idee e le persone.
Il linciaggio morale attraverso i grandi mezzi di comunicazione spicciola si presenta come l’alternativa positiva al gulag o alla desaparicion. Cattolici o marxisti, fascisti o borghesi, militanti tutti nel partito della opinione e dell’ignoranza e in nome di questi due principi pronti a distruggere ogni diverso.
A costo magari di un livellamento forzato di ogni sua peculiarità; attraverso l’uso di quella gran pialla che è il qualunquismo.
Il fantasma della libertà è forse nato dal sangue della prima vittima umana e Caino aveva la vocazione del columnist!