6 – Luglio & Agosto ‘84

luglio , 1984

John Ford
Tra i tanti film della serie «John Ford tamburi di guerra», abbiamo scelto di parlare di When Willie comes marchin home (Bill sei grande!), con Dan Daile e Corinne Calvet, un film del 1950 con musiche di Alfred Newman. Gradevolmente fluido, una farsa pungente e anche spiritosa. Si apre con una ouverture orchestrale in cui gli archi, prima da soli, poi impastati con i fiati (che diverranno sempre più importanti) accennano a variar il tema di una canzonetta popolare dell’epopea americana, la quale esplode poi in una marcia, un po’ pachidermica, militarmente ironizzata. Poi, direttamente in scena sono a confronto due complessi: il primo a fiati, la banda del paese; il secondo, un complessino jazz, correato di batteria, pianoforte e contrabbasso. Che suonano un po’ troppo bene per essere credibili.
Bill Kluggs è l’animatore dell’orchestrina e l’eroe della vicenda. Arruolatosi per primo alla chiamata dello zio Sam, allo scoppio americano della seconda guerra mondiale, non riesce mai a partire per la zona di guerra, nonostante lo desideri. Tanto ha da aspettare che il paese lo tratta ormai da imboscato. Un giorno la sperata chiamata al fronte arriva; ma in circostanze così particolari (che lo portano in tre giorni dall’America alla Francia e in Inghilterra e poi di nuovo in America) per una missione così segreta (si tratta dei missili tedeschi V2) che nessuno gli potrà credere. Fortunatamente gli alti comandi gli renderanno giustizia e a guerra vinta sarà decorato direttamente dal Presidente, in uno splendore di militaresca gloria, tra lo squillare della banda che si confonde con il «tutti» dell’orchestra, che riprende la melodia popolare dell’epopea.

John Ford dall’inizio alla fine del film ha usato tutta l’ironia delle immagini, per narrare una storia ironica e più dolce che dolce-amara, sull’eterno ragazzone americano simbolo dell’anti-eroe. Immagini che sono scopertamente beffarde quando descrivono lo svolgersi dell’avventura tra i partigiani francesi, in una Normandia spietatamente da vignetta umoristica, condita dal ritornante canone del Frère Jacques; immagini invece dolcemente umoristiche e quasi commosse nei particolari d’ambiente di lindi soggiorni e scintillanti cucine sempre adorni di fiori e tendine.