5 – Luglio ‘84

luglio , 1984

Una sezione del Festival è dedicata al cinema col titolo di SPOLETOCINEMA ‘84, suddivisa in due cicli: uno intitolato: John Ford: Tamburi di guerra e l’altro dedicato ai rapporti tra musica e cinema, dal titolo: Musica, Maestro! I film sono proiettati nella sala del cinema Corso e l’ingresso è libero.

Fulvio Toffoli e Fabrizio Natale hanno curato tutta la programmazione con l’appoggio di Tullio Kezich, per i film di Ford e Guglielmo Biraghi per la musica nel cinema. Gli amanti di questa forma di spettacolo potranno trovare vere rarità da cineteca che è un’occasione preziosa poter rivedere. Noi qui vorremmo dedicare la nostra attenzione a Musica, Maestro!, che si riferisce a film la cui colonna sonora è stata composta da grandi musicisti del nostro secolo. Fin dai suoi esordi il cinema ha affascinato i musicisti, e molti di coloro che hanno fatto la storia della musica del Novecento si sono cimentati con lo schermo. Purtroppo, la musica al cinema non viene sufficientemente ascoltata ed è una grave colpa dei critici cinematografici di dare sulla colonna sonora informazioni, per lo più, del tutto ridicole e spesso da perfetti incompetenti: un critico cinematografico che non sia anche un buon conoscitore di musica non è un critico professionalmente abbastanza preparato. Il grosso pubblico ricorda in genere, dei film soltanto qualche squallida e melensa musichetta che diviene così un best-seller. Ma, ripetiamo, la musica è un elemento costitutivo della sostanza dell’evento cinematografico, insieme con l’immagine.

Vogliamo, per tutti accennare a un film musicato da Gian Francesco Malipiero, un grandissimo compositore italiano: Acciaio, del 1933, con la regia di Walther Ruttmann, con Isa Pola, Pietro Pastore e Vittorio Bellaccini, tratto da un soggetto di Luigi Pirandello, sceneggiato da E. Cecchi e M. Soldati. Non stiamo a ricordare la trama: amicizia, amore, tradimento e morte, sullo sfondo di un paese e di una acciaieria. Il film apre con una vera e propria ouverture, strutturata con grande sapienza compositiva. L’idea geniale del film sta nella quasi totale assenza di parlato e i rumori quotidiani della vita si insinuano nel tessuto orchestrale. Un piccolo esempio: i rumori ritmici dell’acciaieria che si fondono con ampi accordi orchestrali di sapore stravinskiano e proseguono il discorso costruendo una splendida pagina di musica. Analisi di questo tipo sarebbero doverose per tutti i film, anche se non musicati da Malipiero.