2 – Aprile ‘84

aprile , 1984

Stavamo uscendo dal nostro palchetto, ad alta voce lamentando: «Ma guarda cosa devono fare costoro per guardagnarsi il pane!» Senza renderci conto che al nostro fianco correvano Garibaldi e Nino Bixio, a precipizio scendendo dalla loro postazione scenica, per andare a cogliere una razione di non entusiastici applausi. «The Civil Wars» è un’opera irrimediabilmente stupida: i due librettisti, Robert Wilson (che è anche il regista) e Maita di Niscemi, hanno scritto un cumulo di imbecillità sgradevoli e dissennate, coinvolgendo anche Seneca, per esaltare lo spirito delle Olimpiadi di Los Angeles. A Roma è rappresentato il V atto di un’opera complessiva e multimediale che vede coinvolti talenti e teatri del mondo intero. Da quel che si è visto, l’intento celebrativo e tronfio è evidente. Il più benevolo confronto viene alla mente con quel Ballo Excelsior che nel 1881 Manzotti e Marenco misero insieme per celebrare il trionfo della ragione e della scienza; ma con quanta maggiore professionalità! Noi abbiamo visto solo un cumulo di idiozie: Garibaldi che guarda non si sa dove, Lincoln sui trampoli, il generale Lee a testa in giù. La signora Lincoln, adulta e bambina, circondata da alberi, astronavi, Ercole e altri miti. Indiani e Garibaldini impegnati in balli simbolo di non si sa che.

La musica di Philip Glass è di un monotono tonalismo: il modo migliore per rendere ributtante la consonanza. La settima preparava immancabilmente la tonica in modo infantile ed ossessivo. Arpeggi e accordi, melensi e dolciastri, si appiccicavano alle orecchie ed i cantanti esponevano elementari melodiuzze da Puccini ubriaco o da latilliani Tchumbala-Bey.

Cosa ha diretto Marcello Panni? Cosa hanno fatto tutti? Che vergogna!