1 – Marzo ‘84

marzo , 1984

Uno splendido lavoro di artigianato teatrale è la realizzazione del Don Carlos di Friedrich Schiller, messo in scena al Teatro Eliseo di via Nazionale, con la regia di Gabriele Lavia, che è anche il protagonista e risulta anche come riduttore e traduttore dell’originale tedesco. Il personaggio di Don Carlos, nell’interpretazione di Lavia, è un po’ eccessivo; ma ugualmente emozionante e ben inserito dalla regia in uno spettacolo complessivamente più che corretto. Su tutti grandeggia Ivo Garrani, perfetto nell’interpretazione di Filippo II, reso con ricchezza di sfumature che accompagnano il personaggio da splendidi momenti di grandezza a suggestioni di sottile trivialità.
Un pezzo di bravura degno di comparire in un’antologia di virtuosismi della storia del teatro è il personaggio del Grande Inquisitore interpretato da Ettore Toscano. Quasi tutti del resto fanno bene quel che devono fare, mantenendo un buon ritmo ad uno spettacolo che dura molte ore. La scenografia e i costumi sono efficaci nel sottolineare lo sfacelo e l’oppressione. Purtroppo gli effetti sonori ricordano un aeroporto o le vibrazioni sonore dei videogames e sono un po’ insulsi. Una considerazione deve essere fatta sul testo che non è certo all’altezza di tanto sforzo e abilità. Del resto ammettiamo che, soprattutto dopo che Verdi ci ha dato il suo Don Carlos, possente e veramente travolgente, le vecchie e retoriche battute di Schiller, zuccherose e pseudofilosofiche hanno perduto per noi la credibilità e ci fanno sorridere e questo non è l’effetto che Schiller si era proposto.