02 – Marzo ‘84

marzo , 1984

La crinolina

Sono in molti, amici e nemici, a pensare che PSICOANALISI CONTRO sia un’organizzazione creata per il ripristino della crinolina.
La crinolina è stata, a suo tempo, la gabbia ingombrante che sosteneva la leggiadria esteriore di ampie vesti femminili.
L’evolversi della civiltà ha liberato le donne da quell’ingombro e dal bisogno di parere leggiadre.
La errata opinione è probabilmente dovuta all’atteggiamento, a dir poco, antimodernista, di Sandro Gindro e dei suoi intimi.
A un rapido sguardo deve fare impressione tutto quel rifarsi a greche mitologie e a botteghe artigianali.
Il gusto del barocco, la scelta a favore della figura e contro l’astrattismo in pittura; Aristosseno e Mozart che vengono citati ad ogni piè sospinto, a scorno dei musicisti post-dodecafonici; Richelieu additato come modello di uomo politico: tutto ciò fa temere un gusto passatista in campo estetico e una determinazione reazionaria in politica, che riporterebbe ben più indietro della stessa crinolina. C’è da temere il ritorno di tuniche arcadiche e di coturni!
C’è invece, in PSICOANALISI CONTRO, una precisa volontà di non avvalersi di alcun alibi facilmente modernista, nella ricerca di mutamenti che debbono essere di sostanza. Gli stessi alibi è importante non avvallarli in coloro con i quali accade di incontrarsi e scontrarsi.
Amare il barocco e affermare che, in pittura, si preferiscono i figurativi, non significa trastullarsi in nostalgie borrominiane ed evocare spiriti caravaggeschi a riempire le tele del presente; ma, molto meno semplicemente, scegliere e volere che i nostri architetti e i nostri pittori sappiano porsi rispetto alla realtà odierna con la stessa forza che quei creatori seppero dimostrare allora.
La scelta della figura rispetto all’astratto nasce poi, oltre che dal gusto opinabile, anche da una fondamentale e documentata convinzione che l’uomo non abbia la possibilità psichica di pensare e vedere altro che figure (quali e quante dipende dall’estro individuale e collettivo).
La musica riconosce oggi, anch’essa, di avere un grosso problema di linguaggio; problema che non si può certo pensare di risolvere spolverando minuetti e riesumando le armonie frigie, ma gioverebbe certo ai nostri musicisti maggior cultura, in senso greco, e maggior mozartiana capacità e umiltà. Richelieu è stato un uomo politico di eccezionale grandezza e negarlo è da imbecilli; come è da imbecilli non accorgersi che gli uomini politici, cui si guarda come ai grandi del momento, appaiono al confronto, ben meschine figure.
La rivoluzione, culturale e politica, non tanto si giova della negazione del passato, quanto si giova dell’acquisizione del passato stesso, in chiave critica e consapevole; se non si vuole, appunto, correre il rischio di celebrare il perizoma dello schiavo come l’indumento simbolico di una società che si è liberata della crinolina.