00 – Febbraio ‘84

febbraio , 1984

Vergogna

“Solo di lui io mi vergogno”: Dice Alcibiade, nel Convito platonico, riferendosi a Socrate. Perché il Maestro è una figura imbarazzante. Troppo si è parlato, in tempi recenti, di veri o presunti “cattivi maestri”, e poco ci si è preoccupati di dare connotati precisi alla figura del Maestro. Questo anche perché quasi nessuno ha avuto ed ha il coraggio di dire di sé: “Io sono un Maestro”. E’ quindi cosa non comune che Sandro Gindro affermi: – Io voglio essere, per i miei discepoli, il Maestro. –E che i discepoli dicano, sia pure con rossore: – Quello è il nostro Maestro -. Di qui, però, incomincia appena la questione: perché noi del nostro Maestro ci vergogniamo. Tesi notte e giorno alla ricerca di un segno particolare del suo favore, spaventati all’idea di dispiacergli anche per un piccolo particolare, viviamo nel continuo desiderio e bisogno di lui. Protetti dall’omogeneità del gruppo, non esitiamo a gareggiare in eroismi e virtuosismi, che gli dimostrino quanto siamo degni del suo amore, fino a raggiungere elevate punte di ridicolo. Ci muoviamo interiormente convinti di essere la parte eletta di una ristretta schiera di privilegiati… ma ci vergogniamo di lui. Ce ne vergogniamo quando gli altri ci paragonano ai neofiti entusiasti e arancioni di qualche guru orientale. Ce ne vergogniamo quando l’inesauribile disputa delle conventicole ci costringe a confronti di titoli e ufficialità. Ci vergogniamo di dire che lui compone musica e scrive testi per il teatro, perché gli altri psicoanalisti e capi di scuole psicologiche non lo fanno. Non ci chiediamo neppure se lui, qualche volta, si vergogni di noi! Inconsapevoli di facili paragoni evangelici, a volte, quasi neghiamo di conoscerlo. Eppure, se non avessimo la certezza che lui per noi è il Maestro, il nostro coraggio nell’affrontare la vita sarebbe minore. A questo punto, balza evidente che non ho saputo dare la definizione di Maestro. A meno che non voglia ammettere che il mio Maestro è colui che amo e che mi ama, anche se: “Solo di lui io mi vergogno”.

A dirla proprio tutta, non solo del Maestro ci vergogniamo: un po’ di vergogna l’abbiamo anche di far uscire questo foglio. Affrontare il cimento di questa apparizione nelle edicole, perdendo un po’ del prestigio che ci dava l’essere una “rivista in libreria”. Decisamente, questo non è “IN”! Ma noi non vogliamo essere “IN”, almeno fino a quando non sarà “IN” essere come noi. Non c’è rivendicazione di militanze che possa incentivare all’acquisto di un giornaletto che dice cose non sempre gradevoli e che non aderisce all’ufficialità di qualche Opinione. Nelle righe che seguono e seguiranno, troverete solo lo sforzo di Sandro Gindro, e dei suoi discepoli di PSICOANALISI CONTRO di tenersi in contatto con Voi. Tentiamo anche la via di una comunicazione più allargata, che si soffermi anche sugli aspetti quotidiani della nostra e Vostra vita. Psicoanalisi e filosofia, come piace ed è giusto che sia, saranno la trama del discorso; ma anche gli aspetti della cultura e dell’arte in cui noi e Voi ci imbattiamo ogni giorno; fino a giungere a dirci cosa abbiamo visto, letto o ascoltato, cosa e come abbiamo mangiato e bevuto. Il rischio che corriamo è quello della chiacchiera; l’opportunità che ci si offre è quella di una riflessione sul chi siamo, come lo siamo e perché lo siamo. E soprattutto di renderci reciprocamente chiaro che cosa non vogliamo essere.