0 – Febbraio ‘84

febbraio , 1984

Accademia Ackermann, di Giancarlo Sepe, Teatro La Comunità, Via Zanazzo. Volete vedere uno spettacolo brutto, anzi bruttissimo? Uno spettacolo sciocco e al limite dell’apologia del nazismo, pur a voler essere comprensivi dell’inconscio sado-masochistico che è in ognuno di noi. L’autore è troppo dalla parte dei nazisti e il discorso morale ed ideologico è assai debole. Il tutto dà la sensazione di uno spettacolo fatto dai ragazzi di un liceo all’ultimo anno di scuola; anche se gli interpreti si rivelano abbastanza bravi. La musica ha un ruolo importante ed è presente dall’inizio alla fine dello spettacolo. Stefano Narcusci si rivela autore efficace, malgrado la ripetitività e l’armonizzazione non sempre corretta e un po’ banale.

Caligola di Albert Camus, Teatro Argentina.
Uno splendido testo da non rappresentare: Camus non sa scrivere per il teatro; ma sa scrivere! Il lungo monologo (il Caligola non è altro) coinvolge e trascina, per la forza delle parole e per la tensione emotiva, persino quando la verbosità è un po’ eccessiva. Caligola è una figura che si fa orribilmente amare: grande e tenera nella sua debolezza. Il testo esalta il potere dello amore e non l’amore del potere. Assolutamente sbagliata la recitazione di Pino Micol, buon attore che conosce il suo mestiere ma che è un Caligola troppo «checca» e «topogigione». Gli altri non sanno recitare o lo nascondono molto bene. La condanna è senza appello. Il tintinnio sporadico della musica è pleonastico. Gradevoli i costumi in una scena vuota. La regia dov’è?