Psicoanalisi contro n. 33 – Breve compendio di teoria e storia delle psicoterapie (2^parte)

novembre , 1998

4. La psicoanalisi
La psicoanalisi – termine a rigore applicabile solo alla teorizzazione e alla psicoterapia di Sigmund Freud – si può fare coincidere con il succedersi delle varie teorie e posizioni della psicologia dinamica sull’inconscio.

Freud organizzò due principali teorie dell’apparato psichico: la prima nel 1899, la seconda nel 1920. Sintetizzando, possiamo dire che nella Interpretazione dei sogni del 1899 teorizza una divisione topica dell’apparato psichico in tre parti: inconscio, preconscio e coscienza:

“Abbiamo descritto i rapporti dei due sistemi tra loro e con la coscienza, dicendo che il sistema Prec sta come uno schermo tra il sistema Inc e la coscienza; che il sistema Prec non solo sbarra l’accesso alla coscienza, ma governa anche l’accesso alla motilità volontaria e dispone dell’emissione di una energia di investimento mobile, una parte della quale ci è nota come attenzione”

(1899, Opere, vol. II, Boringhieri, p.559).

Dopo il 1920, Freud modifica la teoria dell’apparato psichico, strutturato ora in Es, Io e Super-Io: in questo ambito l’inconscio è presente in tutte le tre istanze:

“Un individuo è dunque per noi un Es psichico, ignoto e inconscio, sul quale poggia nello strato superiore l’Io, sviluppatosi dal sistema P come da un nucleo (…) Ma c’è dell’altro. I motivi che ci hanno indotto ad ammettere un gradino, una differenziazione all’interno dello stesso Io a cui va data la denominazione di ideale dell’Io, o Super-Io, sono stati esposti altrove”

( 1922 a, L’Io e l’Es, Opere, vol. IX, Boringhieri, p.486-491).

La teoria freudiana è sì un tentativo di interpretare le dinamiche psichiche dell’individuo e della società, ma è anche, per precipuo interesse di Freud, una tecnica mirante ad affrontare e risolvere i disagi psichici, una terapia vera e propria. Valutandola inadeguata ad affrontare i deliri delle psicosi, Freud rivolse la sua psicoanalisi alla cura della nevrosi. In questo tipo di patologia il malato non perde il contatto con la realtà, benché possa esprimere sintomatologie che gli procurano grave sofferenza.

Secondo Freud i sintomi sorgono da un conflitto inconscio tra una pulsione desiderante e l’istanza di rimozione che, per ragioni personali o sociali, le impedisce di affiorare alla coscienza e la reprime. Se la pulsione è sufficientemente forte si trasforma in un sintomo che rappresenta una sorta di compromesso tra la pulsione stessa e l’istanza che la censura. Attraverso l’analisi del profondo, grazie anche ai sogni e alle libere associazioni del paziente, il terapeuta scopre la pulsione nascosta e rende vana la ragion d’essere del sintomo, liberando così il paziente dalla sofferenza.

5. Evoluzione della psicologia dinamica

C.G. Jung fonda la sua “terapia analitica” su una diversa concezione dell’inconscio, che egli chiama “inconscio collettivo” e che agisce a fianco di quello individuale, come dimostrerebbero anche gli istinti, trasmessi geneticamente e che hanno la loro rappresentazione psichica negli “archetipi dell’intuizione”:

“l’inconscio collettivo è una parte della psiche che si può distinguere in negativo dall’inconscio personale per il fatto che non deve, come questo, la sua esistenza all’esperienza personale (…) L’inconscio collettivo, invece, è formato essenzialmente da “archetipi”. Il concetto di archetipo, che è un indispensabile correlato dell’idea di inconscio, indica l’esistenza nella psiche di forme determinate che sembrano essere presenti sempre e ovunque”

(Jung, 1936-54, Gli archetipi dell’inconscio collettivo, vol.IX, Opere, Boringhieri, p.43 ).

La terapia junghiana, basandosi anche sulla lettura di fantasie alchimiste e su concetti della filosofia orientale che egli crede di ritrovare nell’inconscio di tutti, è di tipo soprattutto esortativo, poiché cerca di condurre il paziente non tanto a ritrovare i propri desideri inconsci, quanto a ritrovare una personalità piena in accordo con la società e gli antichi miti.
Alfred Adler si separa da Freud nel 1911 e fonda la “psicologia individuale”. La sua terapia è una psicagogia che guida verso piani di vita corretti: l’individuo si trova in un mondo in cui sente che tutti sono più forti di lui. A causa di questa sua debolezza prova un “complesso di inferiorità” al quale può reagire in modo patologico, con atteggiamenti assurdi di onnipotenza, oppure di sconfitta e confusione; con l’aiuto della psicoterapia, può diventare consapevole dei propri limiti e delle proprie effettive potenzialità.

Heinz Hartmann, fondatore della psicologia dell’Io, ritiene possibile una sintesi tra la psicoanalisi e la neurofisiologia. Lo scopo della terapia non è tanto l’analisi dell’inconscio, ma il rafforzamento dell’Io.
Per la scuola di Chicago e Kohut, scopo della cura è lo sviluppo armonico della personalità al fine di sopprimere le forze di neutralizzazione provenienti dal Sé narcisistico.
Dopo Freud e Jung, Jacques Lacan è il più grande teorico della psicoanalisi europea, secondo il quale l’essere umano è costituito dalla parola la quale fonda e costituisce l’inconscio. La terapia consiste nell’analizzare le strutture linguistiche inconsce del paziente: il terapeuta deve gettare su di esse una luce con poche frasi dense di significato.

6. La psicologia clinica non dinamica
1. Il comportamentismo cerca di individuare le buone e cattive abitudini, favorendo le prime ed inibendo le seconde: Watson e le sua scuola tentano dapprima di agire sui bambini soprattutto curandone le zoofobie. La terapia comportamentale in seguito è diffusissima ed insegna ad apprendere modelli di comportamento. A tal fine si possono anche usare stimoli negativi, come per esempio, l’odore sgradevole in concomitanza con la comparsa dei sintomi o la sveglia contro l’enuresi; oppure positivi, come il rinforzo o il sostegno del terapeuta, che viene poi soppresso progressivamente in caso di successo terapeutico. Un’altra tecnica è lo shaping, o modellaggio del comportamento, della terapia comportamentale americana che si realizza attraverso la rottura delle catene e della routine, o anche con il confronto, per rinforzare la fiducia in sé. Nel coping skill training si favoriscono situazioni imbarazzanti che insieme con l’esercizio di controllo delle idee mirano ad ottenere una sorta di immunizzazione contro lo stress. Sono poi previste sedute di sostegno dopo la terapia (booster) per rinforzare i comportamenti positivi.

2. La psicologia cognitiva considera la psiche uno strumento cognitivo e si divide in tre scuole: quella di Ginevra la quale completa l’approccio di Piaget e studia le procedure di soluzione dei problemi, quella neo-strutturalista che descrive un modello di sviluppo in termini di strutture di controllo esecutive, quella del cognitivismo comportamentale che si fonda sulle categorizzazioni e sulle immagini mentali, quest’ultima particolarmente coinvolta nei problemi della psicologia dello sviluppo.

3. La desensibilizzazione sistematica, messa a punto dallo psicologo sudafricano Joseph Wolpe, tenta di eliminare progressivamente le abitudini d’angoscia, applicando: a) tecniche di rilassamento; b) la messa a punto di gerarchie di angoscia, tenute sotto controllo; c) immaginazioni molto brevi di contenuti d’angoscia con gerarchia prestabilita; d) processi di confronto: sotto la sorveglianza del terapeuta l’angoscia viene amplificata (flooding). Il brain storming consiste nella riduzione e superamento di problemi e l’elaborazione collettiva di soluzioni attraverso: a) allenamento a capire la vita; b) allenamento all’autoguarigione.

4. Carl Rogers, ispirandosi a Rank e alla filosofia cinese fonda la psicoterapia non direttiva “counseling and psychotherapy” (1942), anche detta psicoterapia centrata sul paziente: in dieci tappe il paziente giunge alla rivalutazione di sé; l’obiettivo è una personalità pienamente capace di funzionare, con autostima. Il terapeuta vede subito le cause del disagio, ma se le dice, il paziente oppone resistenze, che il terapeuta fa girare a vuoto (cfr. Lao Tsu); allora il terapeuta gli rinvia i suoi pensieri come uno specchio, lo apprezza ed emotivamente lo appoggia, gli fa lasciare l’ipocrisia per l’autenticità, la terapia finisce quando il paziente riesce a realizzarsi.

5. Le terapie dei disturbi della comunicazione
Watzlawick e la sua scuola analizzano la comunicazione dal punto di vista della relazione e del contenuto; è una terapia che cura i disturbi soprattutto comunicativi all’interno della relazione a due.

6. La terapia transazionale fondata da Erik Berne, teorizza che la relazione sia sempre un’inter-azione sociale che sfocia in una transazione (contratto) tra la persona e gli altri: partendo da Freud si parla di struttura relazionale-transazionale, io-bambino, io-adulto, io-super Io dei genitori: questi tre livelli spesso si confondono quando le relazioni sono incrociate e non parallele; il terapeuta deve districare queste comunicazioni incrociate (per esempio evidenziando i riti del ricatto reciproco, etc.).

7. Nella terapia della “comunicazione terapeutica” si parte dalla teoria di Bateson: il terapeuta si trova di fronte ai due partner della coppia in un atteggiamento di meta-comunicazione, è dentro la diade, ma ne è anche fuori, induce meta-regole sia individuali sia di superamento dei comportamenti patologici.

8. La psicologia umanistica: qui troviamo psicoanalisti esistenziali come Binswanger o come Frankl con la sua logoterapia, o la cura dell’autorealizzazione di May e Maslow.

9. La stessa impostazione umanistica ha la scuola della Gestalttherapie che si oppone alla disintegrazione della forma della persona
attraverso il lavoro corporeo e sul sogno o attraverso il feed back.

10. Nella terapia razionale ed emotiva, fondata nel 1980 da Albert Ellis, si ricerca il cambiamento nei confronti della vita; l’elemento fondamentale è la discussione.

11. Le psicoterapie psicotrope                                                                                                                                                                                                         Qui parliamo di terapie psicofarmacologiche che però non dovrebbero mai essere usate senza supporto psicoterapeutico; le sostanze psicotrope possono essere variamente classificate: a) tranquillanti; b) antidepressivi; c) stimolanti; d) sedativi; e) psicomimetici o alcaloidi; f) le terapie per megavitamine; g) allucinogeni; h) neurolettici per i disturbi gravi di perdita di contatto con la realtà e deliri. I farmaci psicotropi hanno un’azione diffusa sulle regioni cerebrali, per cui la loro applicazione è quanto mai imprecisa.

12. La biodinamica o terapie che passano attraverso il corpo, antiche come il Tai-chi-chuan cinese. È difficile tracciare confini tra queste ed esercizi come la danza o lo sport; da notare: a) l’holding di Tinbergen: si tiene a lungo abbracciato il bambino autistico; b) l’eutonia di Alexander, ovvero l’autosperimentazione del corpo; c) il rolfing di Ida Rolf, ovvero la correzione delle brutte positure corporee; d) l’orgonoterapia di Reich (in qualche modo collegato alla psicologia dinamica), che attraverso la nudità scarica le tensioni libidiche ed allenta le corazze caratteriali; e) la bioenergetica di Lowen, simile alla precedente ma attenuata, scioglie le tensioni fisiche accumulate nella vita: il terapeuta aiuta l’accesso agli aspetti piacevoli di sé e del mondo.

13. Il bio feedback è una terapia corporea attraverso apparecchiature, impiegata soprattutto contro lo stress: si riducono le scariche di adrenalina, l’ipertensione etc.; vi si perviene attraverso il riposo psico-fisico, le informazioni vengono fornite da apparecchi elettrici che misurano, per esempio, il tono muscolare per rilassarlo.

14. Le terapie a mediazione corporea sono tecniche complesse difficili da gestire da parte del terapeuta per la molteplicità di risonanze fisico- psichiche che suscitano in paziente e terapeuta. Il rapporto fisico è sempre stato usato per indurre sensazioni piacevoli, di sicurezza o di rilassamento: il toccamento della madre, l’abbraccio sessuale, amichevole, il solletico, le carezze etc. È questo un approccio originario per l’essere umano e coinvolge corpo e psiche e sessualità per cui è rigorosa la preparazione all’adozione di queste tecniche e alla lettura dei messaggi inconsci; sono tecniche pericolose anche se spesso positive, da preferirsi quando la relazione verbale è impossibile e la terapia farmacologica è inutile o dannosa, spesso sbloccano irrigidimenti e incapacità percettive, depressioni. Due sono i tipi di pazienti più adatti: quelli psichicamente molto disturbati che vanno trattati sotto supervisione medico-psichiatrica e i pazienti che vogliono allargare le proprie capacità percettive. I limiti sono difficili da stabilire; si elencano: a) riabilitazione psicomotoria; b) tecniche di rilassamento; c) il massaggio (deve tenere conto del livello psichico fisico ed emozionale: sfioramento, pressione, percussione, vibrazione, pétrissage, massaggio californiano, shiatsu, massaggio biodinamico in cui si associa l’approccio verbale di tipo psicodinamico, il rolfing di modellamento e massaggio profondo, doping cinese, automassaggio); d) il pack, impacchettamento in lenzuola bagnate, poi asciutte al caldo (si rifà a principi di Ferenczi, Reich e Winnicott accompagnato da rapporto verbale col paziente che descrive le proprie sensazioni corporee); e) tecniche di gestalt; f) riflessologia, massaggio dei piedi e delle mani.
Si fa anche ricorso alle terapie corporali in altre quattrb direzioni: a) il controllo corporeo di Goldberg; b) l’allenamento alle funzioni sensoriali, come l’aroma-terapia di Valnet ; c) l’esperienza corporea (a tappe); d) le funzioni corporee particolari di Proskauer (come la respirazione o breathing).

15. Le meditazioni possono avere carattere psichico o religioso e permettono il rientro in sé: derivano in parte dal misticismo buddista o cristiano. La meditazione occidentale va dai riti di Dioniso, agli “esercizi spirituali “di Loyola (1548), a formule verbali per il controllo del ritmo cardiaco, risalenti a San Gregorio del Sinai, fino ad oggi.

16. Lo yoga che è religioso in oriente, nei suoi vari aspetti, ha un carattere meno religioso in occidente.

17. La boxe contro la propria ombra, praticata dai taoisti cinesi.

18. L’arte-terapia più famosa è la musicoterapia, c’è anche pittoterapia, danza-terapia etc.

19. Il training autogeno di Schultz è quasi una situazione di ipnosi, ma non induce il sonno.

20. Le terapie di gruppo o famigliari di ogni corrente hanno lo scopo di abbassare i prezzi e trovare aiuto dagli altri anche vedendo in loro i propri problemi; il terapeuta (possono essere più di uno) analizza le interazioni gruppali aiutando a chiarire e a superare le dinamiche del gruppo. È importante anche perché applica principi della psicologia sociale.

21. Lo psicodramma di Moreno è forse la terapia di gruppo più antica: è teatro di tutti con tutti. L’idea è di far recitare l’evento traumatico insieme ad altri pazienti-attori e suscitare la catarsi.

22. Fanno parte delle terapie di gruppo quelle basate sul movimento di incontro di Lewin, dove gruppi di persone – che possono già conoscersi oppure no -, o anche gruppi di impresa nell’incontro con gli altri devono recuperare la fiducia in sé e nella società.

23. Un caso particolare è l’elaborazione strutturata di Rogers che fortifica la personalità del paziente all’interno del gruppo dandogli fiducia in sé e negli altri. I partecipanti possono presentare temi sociali e politici.

24. Nella terapia famigliare i terapeuti: a) osservano la costellazione famigliare; b) l’atmosfera della famiglia; c) analizzano le regole che la famiglia s’è data. Il fine della terapia famigliare è di sciogliere le tensioni, ristrutturare il campo, risistemare le costellazioni. C’è anche la terapia familiare behaviorista di Liebermann, quella gestaltica di Kempler, quella multigenerazionale di Spark, tecniche eclettiche come la terapia famigliare integrativa di Textor.

25. La terapia infantile. Ovviamente i bambini hanno problemi loro propri ed hanno meno facile accesso ad un rapporto basato sul linguaggio verbale articolato. Tutte le terapie dell’infanzia si basano sul gioco. Ci sono tre orientamenti principali: a) la psicodinamica (con la polemica tra
M. Klein ed A. Freud): sono terapie che pongono fine alla rimozione attraverso la catarsi; b) il comportamentismo, porta il bambino tramite esercizi ad acquistare un comportamento adeguato al suo stadio di sviluppo (età); c) la terapia centrata sul paziente che cerca l’ auto attualizzazione del bambino il quale deve emanciparsi (terapia ludica di Virginia Axeline, allieva di Rogers e quella dei ruoli fissi di Kelly).

26. La terapia del linguaggio: c’è chi dice che l’ontogenesi e la filogenesi seguono lo stesso processo per cui la scrittura sopravviene dopo la lingua dei suoni. Più di settanta gruppi di muscoli sono interessati alla costruzione del linguaggio verbale a cui si aggiungono componenti psichiche ed ambientali. I più importanti disturbi sono: a) tartagliamento; b) parafasia (produzione difettosa di suoni e fonemi); c) balbuzie vera e propria; d) difficoltà di articolare; e) agnosia (vedere o sentire le parole, ma non capirle); f) afasia; g) aprassia (perdita dei tratti distintivi del linguaggio); h)afonia; i) logorrea. La logopedia comporta un training specifico per il terapeuta ortofonista. Il linguaggio è disturbato per difetti organici o psichici, va affrontato sui due piani, fino ad arrivare alla psicodinamica (Van Riper e la modificazione sociale teorizzano che il miglioramento del linguaggio dipende anche dalle motivazioni).

27. L’eclettismo sistematico in cui il terapeuta non si richiama a una teoria specifica, ma sceglie programmaticamente quel che gli pare meglio.

28. Nell’eclettismo spontaneo il terapeuta sceglie di volta in volta i principi su cui intervenire.

29. Il sostegno sconfina in esortazione, educazione, ascolto benevolo, aggressione. L’ascolto e l’intervento possono diventare tecniche precise. Ogni gesto anche quotidiano di un individuo o di un gruppo può avere comunque effetti psicagogici: vi si può vedere un riflesso di psicoterapia quando è sistematizzata l’intenzione di modificare il comportamento dell’altro, scaricare tensioni, armonizzare (l’ergoterapia specialmente nelle istituzioni può diventare umiliazione o sfruttamento).

30. Le comunità terapeutiche (all’interno di strutture più ampie oppure autonome) appoggiano il paziente grazie al sostegno reciproco collettivo e dei terapeuti (tossicodipendenti, asociali, dipendenti). Le tecniche cambiano: si va dagli incontri individuali alle terapie di gruppo. Un problema è quello del significato che assume l’uso dei farmaci; un altro è quello di definire il ruolo dei leader.

31. Oggi in ambito sociale abbiamo le cosiddette consultazioni, che non sono vere e proprie terapie organizzate, ma, basandosi su atteggiamenti eclettici, esitano in consultazioni famigliari, per la terza età, per i tossicomani, etc.

32. La prevenzione psicosociale interviene perché non si creino strutture ambientali-architettoniche disturbanti del comportamento o che inducano comportamenti devianti.

33. Ambigui riscontri di efficacia ha la shockterapia (insulinica, oggi non più praticata o elettroshock).

34. La terapia del sonno. Un trattamento che è, a fasi alterne, in voga, usato per inibire ad esempio la bulimia o contenere atteggiamenti maniacali, è stato usato anche contro la depressione, nel qual caso però l’indicazione risulta controversa poiché alcuni ritengono il sonno depressogeno.

35. Nella sofrologia medica si comincia dallo stato di sonno, cui succede l’uscita dal rilassamento, si finisce col dialogo sofronico col terapeuta.